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Storie da tram

Francesca Piro

Anatomopatologa e fondatrice del salotto letterario "“La linea d’ombra”

20 Gennaio 2020

Gli storici pini di corso Trieste sono le “colonne del mondo”, ecco perché vanno salvati

“Gli alberi sono le colonne del mondo. Quando gli ultimi alberi saranno tagliati, il cielo cadrà sopra di noi”. Così recita un detto dei nativi americani. Ci penso mentre leggo, affranta, del piano di taglio previsto dal Comune di Roma del doppio filare di pini di Corso Trieste.

Le notizie sono confuse…. Li taglieranno tutti, no soltanto quelli malati, c’è il fungo, allora tutti, non c’è il fungo, sono le radici ad essere compromesse, metteranno dei cipressi, forse dei tigli, no i pini no, facciamo una petizione… Si è attivato un quartiere, se ne parla, c’è movimento. C’è anche chi dice: finalmente! Perché, scusa? Che fastidio ti danno? Eh, tutti quegli aghi di pino! Sì, perché c’è anche chi si lamenta degli aghi di pino, che cadono pesanti e fanno tappeto sulle aiuole sotto i grandi ombrelli frondosi. Pensare di far crescere l’erba sotto un pino… ma a chi è venuta in mente questa idea geniale? Sotto ai pini c’è la pineta, c’è il fresco, c’è l’odore di resina, ci sono i pinoli… non ci cresce l’erba. Forse però a suon di quattrini valeva la pena stendere l’erbetta da campo di calcio, poi va be’ dura quel che dura. Ci penso, continuo a pensarci, mentre mi muovo frenetica in casa usando l’aspirapolvere come un’arma, sposto sedie e scuoto cuscini, mi fanno male le spalle per quanta energia ci metto… basta, fermati, non puoi arrabbiarti così.

Cipressi in via Salaria

Ma non basta, non basta! È finita l’epoca dello sdegno, bisogna indignarsi, ribellarsi, agire. Quel viale non merita questo massacro. “È più bello dell’Hollywood Boulevard” – diceva sempre un mio amico quando veniva a trovarmi a Roma e mi chiedeva: passiamo da corso Trieste? Ci sono cresciuta sotto quei pini… per andare al Giulio Cesare durante il liceo, poi il cinema Rex, poi la casa di un’amica in via Corsica, poi la pizza da Agostino. Dal Coppedè a scendere per via Clitunno o via Adige. Non li vedi fin quando non spunti su piazza Trasimeno, o più su da via Ticino in piazza Trento o giù fin dentro piazza Istria, fino a Piazza Annibaliano, già da tempo derubata e deturpata.

Quante ne hanno viste quei pini? Sono il simbolo di Roma, la rappresentano. Dicono: metteranno i cipressi perché le radici non disturbano, crescono in verticale. Sì, certo, come quelli che hanno piantato in via Salaria. Alieni e stranieri si guardano fra loro chiedendosi: cosa ci facciamo qui? Dicono: le radici, hanno indebolito le radici, per questo crollano. Sono alberi secolari, hanno radici profonde, che s’assottigliano via via che si ramificano ma sono tenaci, dure, s’intersecano, formano reti stabili, che aggrappano la terra e non la mollano. Le hanno tagliate per fare le aiuole, per creare parcheggi parcheggi parcheggi, perché non sappiamo più dove mettere le macchine le macchine le macchine, perché siamo bombardati dalla pubblicità di auto, sempre più moderne, sempre più di moda, sempre più tecnologiche. E serve spazio per le auto, dove le metti, se no? Taglia, taglia gli alberi, sporcano, cadono gli aghi di pino, crollano, le radici deformano l’asfalto…

Le radici, la nostra storia. “Come vorrei essere un albero, che sa dove nasce e dove morirà” cantava Sergio Endrigo, esule alla sua città perduta. Noi tagliamo radici, tagliamo alberi, compriamo macchine, desertifichiamo. I nostri pini non sanno dove moriranno, gli abbiamo già tagliato le radici.

I pini sono sempreverdi, non perdono le foglie durante l’inverno, gli aghi stanno attaccati al loro rametto a far da polmone al posto a nostro, a respirare per noi, a convertire l’inquinamento in aria se non pulita, almeno respirabile. Sono malati? Quanti? Quali? Cosa significa: verifica a vista? Questo sì, questo mi pare di no ma non son sicuro, poi ci ripasso. E nel frattempo due sono crollati. Ed erano stati “verificati sani”. Allora sai che c’è? Tagliamoli tutti. È così che si comincia. Sei malato, non servi e sei anche pericoloso. Via, tagliare. Sei vecchio, non servi e sei anche una spesa pubblica perché ti devo “verificare”. Via, tagliare. Sei deforme, sei cresciuto storto, non servi, via, tagliare. Tanto è un albero. Ma presto – se non ci fermiamo in tempo – sarà per l’uomo.

È già successo.

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