6 Agosto 2021 - 13:26 . trieste-salario . Retesociale

Emergenza senza fissa dimora nel nostro territorio, Fermariello: “Servono più centri d’accoglienza”

Un senza dimora
Un senza dimora

di Valerio Valeri

Nelle ultime settimane arrivano da diverse zone del Trieste-Salario segnalazioni di persone che, non avendo dove stare – e in alcuni casi probabilmente anche affette da disturbi psichici – vagabondano per le strade e le piazze, dormono in giacigli di fortuna nei parchi e si lavano alle fontane pubbliche. Particolare preoccupazione desta in alcuni residenti la presenza di un giovane africano in piazza Mincio, al Coppedè.

Roma H24 ha interpellato sul tema l’assessora alle Politiche Sociali del II Municipio, la dem Carla Fermariello, insediatasi nel 2019 dopo le dimissioni di Cecilia D’Elia. “Iniziamo con una premessa – spiega subito l’assessora – ovvero che la competenza per le persone in povertà estrema e senza dimora è del dipartimento politiche sociali di Roma Capitale. Il Municipio non ha poteri né fondi propri per occuparsene, nonostante ciò sin dal mio primo giorno ho deciso di affrontare la situazione istituendo un tavolo permanente insieme ai servizi sociali, l’Asl e il Nae, il nucleo assistenza emarginati della polizia locale, in collaborazione con le associazioni di volontariato, vedi Sant’Egidio e la sala operativa sociale del Campidoglio. Ogni mese analizziamo tutti i casi, anche quelli con fragilità psichiatrica, decidendo volta per volta come intervenire”.

“Tutte le persone senza dimora del territorio, incluso il ragazzo che vive a piazza Mincio – continua Fermariello – sono ben note al Municipio, vengono assistite e monitorate. In alcuni casi siamo riusciti a convincerle ad abbandonare la strada ricollocandole altrove, ultimo di loro un anziano di 74 anni che ha accettato, dopo vari colloqui, di essere accolto nella struttura del Buon Pastore tramite Sant’Egidio. Oppure 16 cittadini di etnia rom che vivono in un appartamento ai Parioli o 16 cittadini filippini a cui abbiamo trovato appartamenti con affitti calmierati dopo l’incendio dell’agosto scorso“.

Un giaciglio di fortuna in via Adige

“Il tema vero – sottolinea l’assessora – è che a Roma mancano almeno 10.000 posti per l’accoglienza dei senza dimora. Nel II Municipio dopo una serie di sgomberi fatti da Roma Capitale, non ultimo quello del campo dell’Olimpica, ci siamo ritrovati centinaia di persone disseminate ovunque. E a differenza di altri territori, non abbiamo immobili di proprietà dove creare centri d’accoglienza, quindi dobbiamo lavorare di fantasia e creare bandi appositi, come l’ultimo fatto con lo Scout Center, dove le persone hanno ricevuto un trattamento molto più che dignitoso, dormendo in camere doppie e ricevendo la colazione, oppure quello in collaborazione con l’Esercito della Salvezza nella sede di via Apulio a San Lorenzo“.

Ma non sempre chi vive in strada accetta soluzioni alternative: “In quei casi non possiamo fare di più – risponde Fermariello – se non, solo quando la situazione lo richiede, il trattamento sanitario obbligatorio. Le persone vengono ricoverate in una clinica, seguono un percorso di reinserimento, dopodiché sta a loro decidere cosa fare. Una parziale soluzione al problema sarebbe creare 300 posti l’anno, per avere in cinque anni una risposta stabile all’emergenza”.