Lo Special One si presenta a Roma nella meravigliosa cornice della Terrazza Caffarelli, nel cuore della città. Prima della conferenza stampa, il nuovo allenatore della Roma ha fatto un tour dei Musei Capitolini, come testimoniato anche da una foto pubblicata sul suo profilo Instagram ufficiale: “Before presentation, a bit of history” ha scritto sotto all’immagine che lo ritrae accanto alla statua della Lupa.

Erano circa 60 i giornalisti che sono riusciti a strappare l’accredito per lo storico evento, molti di loro vengono da Portogallo, Spagna, Inghilterra, Francia e persino Cina e Stati Uniti.

“Vogliamo i titoli. Non dico che non succede mai, ma di solito non succede al primo anno. Noi parliamo prima di tempo e lavoro, di essere sostenibili. I titoli arriveranno” ha detto il portoghese nel corso della conferenza.

Per il resto, Mourinho è apparso carico e focalizzato sulla nuova avventura, che ha definito “la sfida più importante della mia carriera”. Lo Special One si è detto “più maturo”, sottolineando però che “al tempo stesso il Dna non cambia”, e non rinunciando a regalare qualche ‘cioccolatino’ all’ambiente: “Questa città è incredibile ma non è stata una delle ragioni per le quali sono qui, perché non sono un turista. C’è un incredibile legame di questa città con la squadra: il simbolo, i colori, il nome. Nel mondo la città si confonde con il club e io sento appieno questa responsabilità”.

Il tecnico portoghese ha battuto molto su questo tasto: “Non voglio la Roma di Mourinho, voglio la Roma dei romanisti. Io non sono nessuno, sono uno in più”. Per chiudere, un messaggio ai tifosi: “Come vedo la Roma fra tre anni? Festeggiando qualcosa”, la promessa, con smorfia sorniona. Accompagnata da un’ultima battuta in risposta alla domanda di un tifoso: “Mister, sa che se vince tutti i nuovi nati a Roma poi si chiameranno José?”. “No, si chiameranno Jose-ppe…”

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