3 Novembre 2019 - 16:35 . Trieste-Salario . EXTRANEWS
Quando Villa Paolina era una scuola negli anni Sessanta: i ricordi di una residente del Trieste-Salario
“Ho fatto l’asilo a Villa Paolina di Mallinckrodt. I miei ricordi di quel periodo sono bellissimi”. Sono le parole di Anna Maimone, romana di piazza delle Province e oggi funzionaria per il ministero degli Esteri in missione al consolato d’Italia a Charleroi, in Belgio.
“Qui piove a catinelle e i miei luoghi d’origine mi mancano tantissimo -. aggiunge Anna scherzando al telefono – In questi mesi in cui la villa era a rischio abbattimento ho provato momenti di angoscia”. Poi, la donna torna con la memoria ai giorni in cui la mamma la accompagnava prestissimo la mattina ai cancelli della scuola: “Ogni giorno mi accoglieva una suora piccolina, molto dolce con tutti – prosegue Anna -. All’interno tutto mi sembrava gigante, dalle aule al giardino. L’asilo era un’eccellenza, un luogo esemplare per l’educazione ai bambini. C’erano giochi moderni per l’epoca, come le costruzioni o materiali da incastro. Poi ricordo le corse per le scale per scendere in giardino a fare ricreazione. Le suore ci tenevano tantissimo alla cura dei fiori, specialmente al grande bougaville che ancora sta all’entrata”.
Anna frequentò l’asilo tra il 1962-3 e il 1965. All’epoca la struttura aveva già quarant’anni di attività pedagogica alle spalle. La villa era stata infatti adibita a scuola già nel 1922. La congregazione delle Suore della Carità Cristiana aveva acquistato un villino la cui costruzione era appena giunta a termine. Il primo anno gli allievi furono 25. Nel 1925 furono 67. Nel 1926 il villino venne sopraelevato e ristrutturato con la creazione di una grande sala.
A fine anno scolastico, il numero degli allievi raggiunse così quota 140, coprendo dalla materna fino al ginnasio e durante la guerra, nel 1944, fu pure colpito da diverse bombe alleate. Una lunga storia che arriva fino a noi, passando attraverso le mire della Cam, la società attualmente proprietaria, di abbatterlo per costruire al suo posto un palazzo moderno. E infine il salvataggio da parte del Mibac che ha avviato il procedimento di interesse culturale, salvandola così da una demolizione che appariva ormai certa.
“Ho ricordi gioiosi di quel periodo, all’inizio degli anni Sessanta – conclude Anna -. In questi ultimi mesi, pur da lontano, ho sempre cercato di dare una mano alla causa di Villa Paolina raccogliendo firme attraverso petizioni on line. Ora spero davvero che l’iter per la sua salvaguardia si concluda positivamente. Non solo per i miei ricordi di bambina, ma perché edifici come questo servono a mantenere viva la storia del quartiere”.
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