10 Novembre 2020 - 14:15 . Della Vittoria . Personaggi

Renato Sartini: “Troppa disinformazione. Così è nata ‘Covid alle 19′”

Renato Sartini durante una delle sue trasmissioni "Covid alle 19"
Renato Sartini durante una delle sue trasmissioni "Covid alle 19"

L’emergenza Covid-19 continua e il pericolo di un nuovo lockdown generalizzato rimane. Ma c’è chi, durante la “prima ondata” del virus ha certato di spiegare cosa stava accadendo e ha provato a far conoscere meglio questo nemico invisibile al pubblico. Parliamo di Renato Sartini, giornalista scientifico ma soprattutto portavoce dell’associazione Amici di Via Plava, che a marzo ha realizzato una trasmissione social che parlasse di Coronavirus con rigore scientifico ma con un linguaggio comprensibile a tutti.

“Covid alle 19”andata in onda sui suoi canali social, ha riscosso davvero un grande successo. “Era una sorta di talk show scientifico della durata di un’ora circa, dove con alcuni ospiti autorevoli approfondivamo la notizia più interessante del giorno sul Coronavirus – ammette Sartini -. L’idea è nata vedendo alcune persone che facevano dei video in diretta. Io non ho mai fatto una cosa simile, soprattutto in diretta. Non sapevo se ero in grado di mettere in piedi una cosa simile. E invece…”.

Tanti gli ospiti importanti, da ricercatori a scienziati di fama internazionale. Persino Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università “La Statale” di Milano e direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, tra i più in vista in tv in questo periodo. Il tutto per informare nella maniera giusta il pubblico: “Il Covid è stato qualcosa di inedito nell’ambito della divulgazione scientifica. Per questo il format è stato studiato in modo specifico. Non era improvvisazione”. Ad aiutarlo in questo “esperimento” tre personaggi speciali come la nonna di Einstein (“che interveniva quando gli scienziati usavano un linguaggio poco comprensibile”), ma anche Virus Corona (“un bulletto negazionista”) e la casalinga di Voghera (“per le domande che tutti vogliono fare, le più semplici ma anche le più importanti e intelligenti”).

Un esperimento riuscito in tutti i sensi. Il tutto in un mondo, quello dell’informazione, che in molti casi ha contribuito nel creare confusione in un momento dove tutto serve fuorché il caos comunicativo: “C’è un errore fondamentale in tutto questo ed è che il giornalista possa fare tutto – ammonisce Sartini -. Ma non è così. Si pensa che la scienza possa essere trattata da tutti, anche da chi fa cronaca o si occupa di sport. Per trattare argomenti così importanti come quelli scientifici serve un’attenzione particolare. Perché ci vuole poco ad incappare in un errore. E su una materia così delicata può essere davvero grave. Perché in tanti ti leggono, ti seguono, e imparano sciocchezze che si diffondono in maniera molto veloce. Ora non si capisce più nulla, tanti parlano, troppi esprimono idee contrarie, e la disinformazione regna sovrana. È stato fatto un cattivo servizio al cittadino. Colpa di giornalisti non preparati ma non solo. L’esperienza del Covid non ha messo in buona luce la scienza. Gli scienziati non sono stati uniti, non hanno avuto una strategia comune”.

Ora però il Covid-19 è tornato a fare paura. I dati giornalieri sono in costante aumento, tanto che il governo è dovuto intervenire con nuove misure, regione per regione: “Può essere peggio dei marzo – dice Sartini -. Troppi sapevano che sarebbe finita così. L’andamento della curva epidemiologica non la puoi seguire, ma la devi anticipare. Solo così puoi agire in maniera efficace. Se non si capisce questo, la situazione può soltanto peggiorare. E un lockdown generale sarà inevitabile”.

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