12 Febbraio 2021 - 10:20 . Flaminio-Parioli . Retesociale
Emergenza freddo, l’appello di Sant’Egidio: “Servono più posti letto nel quartiere”
“Si avvicina una nuova ondata di freddo. Chiediamo al Campidoglio di aprire nuove strutture temporanee per dare un tetto a persone senza casa. Il problema è serio, nel II Municipio così come negli altri”. È l’appello che lancia Alessandro Moscetta, referente per la Comunità di Sant’Egidio per il Flaminio, i Parioli, il Nomentano e il Trieste-Salario.
Nel weekend di San Valentino, infatti, su Roma e sul nostro quartiere potrebbe addirittura cadere la neve, con l’arrivo del vento gelido siberiano Burian. Si prevede dunque un brusco calo delle temperature – anche 10 o 15 gradi in meno – che riaccende i fari sull’emergenza freddo e sull’assistenza ai clochard del territorio.
“Con la pandemia – prosegue Moscetta – abbiamo visto crescere il numero dei senzatetto. Molti hanno perso il lavoro e come conseguenza la casa. Oppure ci sono persone che si sono separate dai propri partner e, non avendo più un posto dove stare, finiscono a vivere magari in macchina, perché gli amici sono restii a dare ospitalità al tempo del Coronavirus. In questo quadro Sant’Egidio si è fatta spesso carico di situazioni difficili, ma di fronte all’emergenza freddo del prossimo fine settimana, serve un alleato nel Comune di Roma. Altrimenti ci sono persone che potrebbero non farcela e morire congelate”.
Ostacolo burocrazia
Poi Moscetta rilancia su un altro tema urgente. “Roma Capitale deve potenziare i Pua, i cosiddetti Punti unici per l’accesso, gestiti dai Municipi. Nel II, per fare un esempio, l’ufficio che prende in carico le situazioni di emergenza sociale, è aperto solo due volte a settimana. E per ricevere un appuntamento passano mesi. La conseguenza è che uomini e donne in difficoltà non possono ricevere in tempi stretti l’aiuto cui avrebbero diritto, come il riconoscimento di una residenza fittizia a via Modesta Valenti, l’indirizzo virtuale messo a disposizione da Sant’Egidio per i senza fissa dimora. Questo è un passaggio fondamentale per poter poi fare richiesta di bonus, pensioni, case popolari o per avviare la ricerca di un lavoro. Il nostro appello è alla sindaca, affinché dia più risorse a questi uffici presenti in tutti i Municipi”, conclude.
Il piano freddo municipale
Nel nostro territorio il Municipio ha già messo a disposizione 15 posti di accoglienza nel Roma Scout Center, in zona di piazza Bologna. Un servizio avviato grazie alla collaborazione tra la cooperativa “Sociale Ambiente e Lavoro Onlus” e il Servizio sociale municipale.
Gli ospiti vengono seguiti dagli operatori della cooperativa, che sono costantemente supportati dai servizi sociali del territorio. L’accesso al servizio potrà avvenire in modo diretto o su segnalazione dei servizi sociali. L’orario di accoglienza va dalle 6 alle 18 ed è previsto che agli utenti vengano offerte la colazione e la cena.
Il Roma Scout Center si aggiunge al protocollo di intesa sulle “Stazioni di Posta” firmato tra il II Municipio e l’Esercito della salvezza tramite il centro di accoglienza integrato e multifunzionale a via degli Apuli, nel quartiere di San Lorenzo. Qui gli utenti del II Municipio hanno un accesso prioritario, che possono esercitare attraverso una richiesta diretta alla struttura che presta il servizio o su segnalazione da parte delle Forze dell’Ordine o delle Associazioni di volontariato del territorio.
Queste sono le modalità in cui opera il servizio:
Centro d’accoglienza notturna: 18 – 9, fino a un massimo di 30 posti
Centro d’accoglienza diurno: 9 – 18, fino a un massimo di 30 posti
Sportello Sociale, attivo dal lunedì al venerdì per 4 ore al giorno.
A Porta Pia i cinema diventano dormitori
E proprio mentre Sant’Egidio chiede più punti di accoglienza per i senza fissa dimora, a Porta Pia si cerca riparo persino nei cinema. Accade all’Europa di corso d’Italia e al Savoy di via Bergamo. Una situazione che si è creata, appunto, dall’inizio della pandemia, come raccontano i commercianti della zona: “Già prima del lockdown alcuni senza fissa dimora dormivano nelle nicchie fuori dalle sale, avvolti dalle coperte. Poi con la chiusura permanente a causa del Covid, i loro giacigli fatti di cartone sono diventati stabili”, racconta l’addetto di un negozio di telefonia a via Bergamo.