25 Agosto 2020 - 12:47 . Flaminio-Parioli . Ambiente
Chiome diradate e marciapiedi collosi: così la cocciniglia sta uccidendo i nostri pini
Camminando per le strade del Flaminio e dei Parioli, e non solo, spesso le suole delle nostre scarpe calpestano una sostanza nera e collosa, volgendo lo sguardo in alto immancabilmente incroceremo la chioma di un pino. Sempre più diradata.
Con il caldo agostano, prolifera la cocciniglia tartaruga, un minuscolo parassita proveniente dal Nord America (probabilmente trasportato da un cargo) che prima ha raso al suolo i pini della Campania e poi, per vicinanza geografica, ha attecchito anche nel Lazio. L’insetto, che nell’areale d’origine è tenuto a bada dalle basse temperature, alle nostre latitudini ha trovato terreno fertile dove proliferare, soprattutto d’estate. Prova della sua presenza è la melata, una sostanza zuccherina e appiccicosa, che la cocciniglia espelle dopo essersi nutrita della linfa delle piante.
FLAMINIO-PARIOLI
È meglio non accomodarsi sulla bella seduta circolare di piazza Pitagora che funge da cornice a un pino, pena ritrovarsi incollati come mosche al miele. La seduta è infatti completamente ricoperta di melata. Pini in sofferenza anche al giardino Armida Barelli e via Serpieri.
PRATI
Nell’area di Prati, il parassita alieno sta divorando i pini di Castel San’Angelo, viale Mazzini, via Sabotino (anche all’interno del parco di Via Plava) e piazzale degli Eroi (solo per citare i luoghi e le strade più riconoscibili).
TRIESTE-SALARIO
Tracce della cocciniglia sono facilmente riscontrabili a piazza Verbano, ovviamente a corso Trieste e in via Volsinio. Sotto scacco, però, sono anche i pini piantati nelle loro vicinanze che, anche se non sono ancora stati infettati, quasi sicuramente lo saranno presto. L’insetto, infatti, si sposta facilmente da una zona all’altra grazie ai venti.
COSA DICE L’ESPERTO
Un problema che preoccupa, e non poco, gli esperti. Come l’agronomo Bruno Santoro, che definisce la situazione addirittura drammatica: “È il termine adatto – spiega -. Con il caldo e senza le piogge la cocciniglia è libera di proliferare e spostarsi grazie al vento e agli uccelli. Abbiamo fatto una segnalazione al servizio fitosanitario, che però continua a non fornire linee guida e soluzioni al livello regionale e nazionale. Servono interventi ciclici e con prodotti autorizzati, ma per ora non c’è nulla di tutto questo”.
Nessuna soluzione definitiva, quindi. Solo dei palliativi: “Il lavaggio della chioma e l’endoterapia possono rallentare il processo – prosegue Santoro – ma naturalmente non bastano. E il rischio è che l’attacco agli alberi diventi sempre più forte e letale”.
LE COCCINELLE SALVAPINI
A questo proposito, alcuni mesi fa dei cittadini hanno intrapreso un’interessante iniziativa per combattere il parassita. I volontari “Amici di Villa Leopardi” hanno infatti liberato nel parco del Trieste-Salario 650 coccinelle appartenenti a due specie diverse, l’adalia bipuntata e la cryptolaemus montrouzieri, proprio con l’obiettivo di contrastare la cocciniglia. Un’idea che, come mostra la foto in basso, ha dato i suoi primi frutti. Ma non sembra ancora essere abbastanza.
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