21 Dicembre 2020 - 15:10 . Flaminio-Parioli . EXTRANEWS
Abbiamo chiesto ad alcune “sex worker” di Roma nord come gestiscono il distanziamento sociale
di Antonio Tiso
È un mondo nascosto, lontano dai controlli medico-sanitari delle Asl e delle autorità. Eppure sono molti i cittadini che quotidianamente rischiano il contagio del Covid per fare sesso a pagamento. Il mercato della prostituzione non si è fermato neppure al tempo della pandemia. Ma come far convivere il distanziamento sociale con il sesso mercenario?
“Uso le cautele che occorrono, sanifico costantemente l’ambiente dove ricevo. Neppure io voglio ammalarmi”, spiega al telefono Isabella (nome di fantasia), prostituta che lavora a via Nomentana. “Certo ora le persone hanno più timori e per questo, per una prestazione, non chiedo i 200 euro di prima, ma scendo fino a 120”, aggiunge. “Il lavoro comunque non manca e le persone sono mediamente rispettose. Per salvaguardare la salute evito la posizione classica, ma se il cliente la richiede allora utilizziamo la mascherina”.
Il fenomeno del sesso a pagamento, per la Corte Costituzionale, è lecito ma nessuno deve favorirlo. Fa parte delle zone d’ombra che convivono nel nostro paese: “Non siamo in Olanda, dove questo lavoro è disciplinato dallo Stato e quindi non esistono protocolli anti Covid da applicare obbligatoriamente”, fanno sapere fonti dal Ministero degli Interni: “In questo caso è la donna che eventualmente fissa le regole per la sicurezza con il cliente”, aggiungono.
“Il mio studio è più sicuro della metro B”, scherza Gloria, squillo di Prati, zona circonvallazione Clodia. “Non so se hai preso la metro di recente. C’è la calca e il rischio contagi è alto. Qui invece igienizzo continuamente la stanza. Qualcuno di folle mi chiede di dare baci in bocca, promettendomi anche un pagamento extra, ma io evito”.
La mascherina e il gel disinfettante fanno fa parte del kit di ogni giorno, ma per incontrare una prostituta al tempo del Covid serve anche una certa dose di coraggio, come spiega Iolanda, una sudamericana che lavora a piazza Vescovio: “Il contatto c’è, tesoro. Porta la mascherina e lo facciamo nel modo più sicuro possibile. Ma se hai paranoie non venire”. Anche in questo caso, però, una soluzione si trova: “Possiamo farlo on line con una video chiamata a pagamento. Tu mi ricarichi la carta e io ti faccio divertire”. Una pratica, questa, che sembrerebbe sempre più diffusa. Effetti della pandemia e di un mercato che non può fermarsi.
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