18 Giugno 2021 - 10:11 . Flaminio . EXTRANEWS

Cosa vuol dire vivere al Flaminio? Lo spiega Francesca Via, direttore generale della Fondazione Cinema per Roma

Francesca Via, direttore generale della Fondazione Cinema per Roma
Francesca Via, direttore generale della Fondazione Cinema per Roma

di Valerio Valeri

Il rapporto di Francesca Via con il Flaminio (e Parioli) è iniziato ormai vent’anni fa, quando da architetto passava ore nel cantiere di una delle opere più importanti realizzate nei nostri quartieri e a Roma, ovvero l’Auditorium Parco della Musica. Inaugurato nel 2002, è rimasto la “casa” dell’attuale direttore generale della Fondazione Cinema per Roma.

Francesca Via, direttore generale della Fondazione Cinema per Roma

“Amo il Flaminio – spiega Francesca Via a Roma H24 – perché è una zona che si vive muovendosi a piedi. Per me è un privilegio. La principale differenza con i Parioli, dove anche ho vissuto, è l’essere molto ben collegato col centro, non solo con i mezzi pubblici ma anche a piedi: in pochi minuti si arriva a Prati e a Piazza del Popolo”.

Ma quali sono i posti del cuore dell’architetto Via al Flaminio? “Beh, innanzitutto l’Auditorium perché ci sono cresciuta lavorativamente – risponde – , poi ’20 MQ’, un ristorante su via Flaminia e ‘Bubi’s’ che si trova dalle parti del palazzo della Marina, sono posti dove vado sempre, in particolare a pranzo”.
La vita di quartiere è anche fatta di abitudini, quella di Francesca Via è la colazione al Maxxi in via Guido Reni: “Il sabato e la domenica vado lì da Palombini – continua il direttore generale della Fondazione Cinema per Roma – perché si respira un’aria internazionale a due passi da casa”.

“Il Flaminio è un polo culturale importantissimo – prosegue l’architetto – che a poca distanza ha il Maxxi, l’Auditorium e spostandosi di pochi chilometri si arriva alla Galleria Borghese. Ed è un quartiere molto verde, anche se spesso tenuto male”.

Francesca Via, con l’occasione, fa anche un punto sulla situazione del settore cinema dopo le graduali riaperture e l’inizio, il 25 maggio, dell’ottava edizione di “Cinema al Maxxi”, la rassegna che Fondazione Cinema per Roma organizza nell’ambito del “CityFest” all’interno del del museo di via Guido Reni: “E’ stato un anno difficile. Tornare in una sala è stato emozionante – ammette – anche se è doloroso vedere le sale mezze vuote per le restrizioni anti Covid, perché la cultura per definizione è condivisione, è il piacere di vedere insieme le cose”.

L’Auditorium

“Un ricordo legato al Flaminio? – conclude l’architetto – . Sicuramente il periodo del cantiere di costruzione dell’Auditorium: vivere l’entusiasmo di 600 operai che prendevano parte alla realizzazione di qualcosa di importante per la città. Tutti quanti gettavamo il cuore oltre l’ostacolo. All’inizio i residenti erano diffidenti, si lamentavano, poi hanno capito che rappresenta linfa vitale per il quartiere, una riqualificazione che ha letteralmente salvato il Flaminio. Come professionista e come cittadina è stata la più grande emozione della mia vita”.