San Lorenzo | La Storia

3 marzo 1972: Ginulfi, dalle partitelle al rigore parato al mitico Pelé

di Daniele Magrini

A Largo degli Osci, nel cuore del quartiere di San Lorenzo, si faceva un grande mercato. Da una parte c’erano le bancarelle dei commercianti, dall’altra quella dei vignaroli che portavano i prodotti coltivati in campagna. Ma il mercato chiude alle due del pomeriggio. Poi, la piazza si trasforma in un ideale campo di calcio per lunghissime partitelle tra i ragazzi della zona.

A cavallo tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, si presenta quasi tutti i giorni in porta un ragazzo di nome Alberto. La mattina va all’Esquilino a servire al banco del pesce della zia. Al pomeriggio va in porta. La domenica il babbo lo porta allo stadio a vedere la squadra del cuore: la Roma.


Quella maglia è il sogno del ragazzo di San Lorenzo, che dopo qualche anno si concretizzerà: Alberto Ginulfi
, dalla squadretta della Spes di Padre Libero, nel 1958 passa proprio alle squadre giovanili della Roma. Quattro anni esordisce in serie A, fa la riserva. Ma ben presto diventerà titolare della formazione giallorossa.

Pelè e Alberto Ginulfi

E nel 1972 il ragazzo di San Lorenzo divenuto portiere della Roma, entra a pieno titolo nell’epopea del calcio giallorosso. È il 3 marzo e la Roma gioca un’amichevole allo Stadio Olimpico contro il Santos di Pelè, mito e sintesi perfetta del calcio inteso come arte e come sogno.

Al minuto 36 l’arbitro assegna un rigore ai brasiliani. Da una parte c’è O Rei, dall’altra Alberto Ginulfi. Quando Pelè prende la rincorsa, accenna a una finta. Ma il ragazzo di San Lorenzo è abituato ai trucchi degli attaccanti di Largo Degli Osci. Così non abbocca alla finta di Pelè, si tuffa dalla parte giusta e blocca addirittura il pallone. L’Olimpico esplode. Alla fine della partita Pelè si avvicina ad Alberto Ginulfi e gli regala la sua maglia. La mitica numero 10.

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