San Lorenzo | La Storia

21 aprile 1977, piombo a San Lorenzo. L’omicidio dell’agente Settimio Passamonti

di Sara Fabrizi

Tra via dei Marrucini e via dei Vestini, riemerge dal passato il ricordo di un ragazzo in divisa. Il suo nome è Settimio Passamonti e oggi, 21 aprile 2022, ricorrono 45 anni dalla sua tragica scomparsa, avvenuta nel pieno degli anni di piombo. Settimio è una delle vittime di quel periodo di violenza, che insanguina anche le strade di San Lorenzo.

È il 21 aprile 1977. Al mattino, dopo una lunga assemblea, quattro facoltà della Sapienza vengono occupate dagli studenti in mobilitazione. Il rettore, Antonio Ruberti, chiede l’intervento delle forze dell’ordine, che sgomberano subito i locali, senza che vi siano incidenti. Ma, poco dopo, fuori dall’università esplode lo scontro.

Giovani dell’Autonomia Operaia danno l’assalto a un autobus di linea. Lo usano per creare una sorta di barricata. La celere carica a testa bassa. Il fumo dei lacrimogeni riempie le strade. Volano molotov. Poi, nella confusione generale, si sentono riecheggiare degli spari. Settimio Passamonti, allievo sottoufficiale, raggiunto da due proiettili, crolla al suolo. Sotto il suo corpo esanime si allarga una chiazza di sangue.

Alto, robusto, con quel paio di baffi scuri che porta, sembra più grande della sua età. Ma Settimio ha 23 anni. È quasi coetaneo degli studenti scesi in strada a manifestare. Viene da un piccolo centro in provincia di Teramo, Mosciano Sant’Angelo. Ultimo di sette figli, si è arruolato per sfuggire alla miseria, per provare ad aiutare la famiglia e riuscire a costruirsi un futuro. A casa lo aspetta una fidanzata. Hanno in programma di sposarsi a dicembre, non appena Settimio avrà terminato il corso e ottenuto i gradi di vicebrigadiere. Ma il sogno viene infranto da quei due colpi di pistola.

I colleghi lo soccorrono, cercando di salvargli la vita. Ma non ci sarà nulla da fare. Ore dopo, nel punto in cui Settimio è caduto, una mano anonima traccia una scritta infame: “Qui c’era un carramba, il compagno Lorusso è vendicato”.

Si riferisce allo studente Francesco Lo Russo, militante di Lotta Continua, morto un mese prima nel corso di scontri a Bologna. “Deve finire il tempo dei figli dei contadini meridionali uccisi dai figli della borghesia romana” dichiarerà il ministro dell’interno, Francesco Cossiga, annunciando la volontà del governo di vietare tutte le manifestazioni nel Lazio per un mese.

GUARDA: Come acquistare “La Storia di San Lorenzo”

Sostieni RomaH24 Sostieni RomaH24
grazie