di Chiara Gelato

Sul marciapiede di via degli Scipioni 82, davanti all’Azzurro Scipioni di Silvano Agosti, stamattina c’è una fila composta. Persone venute da tutta Roma (e non solo) per rendere omaggio allo storico cinema nel cuore di Prati, appena appartato dal caos di turisti in pellegrinaggio al Vaticano, stretto tra un baretto e una chiesa, dove molti di noi si sono nutriti di film e sono cresciuti forse diversamente.

Cristina si ricorda di tanti anni fa, quando è arrivata a Roma e ha conosciuto Silvano. “Mi ha dato il giusto incoraggiamento. Non ho intrapreso la carriera artistica, ma ho sempre tenuto a mente le sue parole. Sono qui per salutarlo”.

Come Nicola, che ha risposto all’appello di Agosti “per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto. Qui ho visto per la prima volta La dolce vita, i suoi documentari sul ’68, ma soprattutto ho incontrato Silvano. Sono pochissimi gli uomini in Italia che amano la cultura come lui”.

“Per me Agosti è stato soprattutto fonte di ispirazione – racconta Rosita, scrittrice olandese – ricordo sempre che al nostro primo incontro, ero appena arrivata dall’Olanda, mi disse due cose: guarda Il pianeta azzurro e cerca sempre di rimanere fedele a te stessa”.

Cinzia invece, web designer calabrese, è qui “perché bisogna esserci, mantenere vivo il ricordo. Le persone di cultura hanno questa forza: prendere quello che hanno fatto e trasformarlo in altro”.

Così Silvano – mentre distribuisce libri e film (per chi non l’avesse, anche mascherine) da un banchetto appena fuori il cinema – promette al suo pubblico: “Troverò un altro posto, ne farò un centro di ricerca sulle immagini e sul suono. Mi hanno portato via tutto. Restano le sedie, ma tacciono. Per me oggi non è un addio, è un arrivederci”.

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