2 Dicembre 2020 - 14:15 . Prati . Curiosità
Da Alfonsino al Gambero: il Bar Pucci e quei personaggi di quartiere diventati “mitici”
di Daniele Petroselli
Nonostante siano passati 30 anni dalla sua chiusura, in tanti ancora a Prati ricordano il bar Pucci a via Fabio Massimo, all’angolo con via dei Gracchi. Aperto nel 1973, è ben presto diventato il punto di passaggio di tanti vip ma anche un punto di ritrovo storico della gente del quartiere.
E proprio qui sono passati tanti personaggi che sono diventati “mitici”, come racconta Massimo Pucci, figlio di Anna e Dante che hanno gestito il locale: da Alfonsino, “il gobbetto che praticamente viveva nella sua Fiat 500 beige e a casa ci dormiva solo”, al “Gambero”, “un vecchietto che andava in giro con un paio di bustoni, faceva una risata assordante e un gesto con la mano (pugno chiuso, pollice e mignolo aperti) e che scuoteva la mano e ad un certo punto tirava fuori da una busta un’enorme tiara da Papa e benediva i passanti”, da Zio Duilio, “un’enorme uomo sui 55, che beveva Campari soda come acqua, sigarette e sotto il braccio ‘Cavallo 2000’, come nelle scene di Febbre da cavallo”.
Fino a Carletto “er Romanista”: “Aveva stessa età di mio padre, ma tutto acciaccato, camminava ma faticosamente, forse perché un gran mangione – dice Massimo Pucci -. Viveva con la mamma ed era un super tifoso. Andava allo stadio all’apertura, fornito di una fagottata di fettuccine, spesso preparate da noi, e si apparecchiava sui ‘muretti’ delle gradinate dello stadio. Spesso raccontava che quando andava in trasferta, la mamma gli preparava una scatola di scarpe piena di cotolette panate, andava in treno e se il viaggio era lungo, le cotolette non arrivavano a destinazione. Un romanticone”.
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