2 Dicembre 2020 - 14:15 . Prati . Curiosità

Da Alfonsino al Gambero: il Bar Pucci e quei personaggi di quartiere diventati “mitici”

Gianni, uno dei barman del locale
Gianni, uno dei barman del locale

di Daniele Petroselli

Nonostante siano passati 30 anni dalla sua chiusura, in tanti ancora a Prati ricordano il bar Pucci a via Fabio Massimo, all’angolo con via dei Gracchi. Aperto nel 1973, è ben presto diventato il punto di passaggio di tanti vip ma anche un punto di ritrovo storico della gente del quartiere.

E proprio qui sono passati tanti personaggi che sono diventati “mitici”, come racconta Massimo Pucci, figlio di Anna e Dante che hanno gestito il locale: da Alfonsino, “il gobbetto che praticamente viveva nella sua Fiat 500 beige e a casa ci dormiva solo”, al “Gambero”, “un vecchietto che andava in giro con un paio di bustoni, faceva una risata assordante e un gesto con la mano (pugno chiuso, pollice e mignolo aperti) e che scuoteva la mano e ad un certo punto tirava fuori da una busta un’enorme tiara da Papa e benediva i passanti”, da Zio Duilio, “un’enorme uomo sui 55, che beveva Campari soda come acqua, sigarette e sotto il braccio ‘Cavallo 2000’, come nelle scene di Febbre da cavallo”.

Il Bar Pucci il giorno della finale Roma-Liverpool di Coppa dei Campioni del 1983

Fino a Carletto “er Romanista”: “Aveva stessa età di mio padre, ma tutto acciaccato, camminava ma faticosamente, forse perché un gran mangione – dice Massimo Pucci -. Viveva con la mamma ed era un super tifoso. Andava allo stadio all’apertura, fornito di una fagottata di fettuccine, spesso preparate da noi, e si apparecchiava sui ‘muretti’ delle gradinate dello stadio. Spesso raccontava che quando andava in trasferta, la mamma gli preparava una scatola di scarpe piena di cotolette panate, andava in treno e se il viaggio era lungo, le cotolette non arrivavano a destinazione. Un romanticone”.

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