14 Maggio 2020 - 12:15 . Borgo . Personaggi
Borgo, lo street artist Maupal: “Vi svelo cosa c’è dietro al murale di Tom e Jerry”
È da 80 anni che Tom cerca di artigliare Jerry, fallendo miseramente in ogni occasione. All’alba di mercoledì 29 aprile, il duo cartoonesco è stato avvistato su un muro di Borgo Pio, anche questa volta il gatto dovrà però arrendersi perché, in piena emergenza Coronavirus, deve stare lontano dal topo almeno “Un Metro!!!”. Il murale, realizzato con la tecnica stick art, è opera di Maupal, al secolo Mauro Pallotta, street artist 48enne nato e cresciuto all’ombra del Cupolone.
Maupal, ci risiamo, un’altra sua opera sta facendo il giro del mondo. Se lo aspettava?
“Sinceramente no, ne stanno parlando tutti, anche i media stranieri. È stata una sorpresa”.
Un clamore mediatico paragonabile a quello del 2014, quando a due passi dal Vaticano spuntò il “Super Papa”.
“So che Bergoglio ha molto apprezzato l’opera, purtroppo durò pochi giorni”.
Al suo contrario, da allora è uno street artist riconosciuto e apprezzato anche oltre confine.
“Prima di allora avevo fatto il cameriere, il muratore, il traslocatore, veramente di tutto. L’arte era una passione ma non mi dava da mangiare, adesso posso dire che è il mio lavoro”.
Come è nata la sua passione per il disegno?
“Quando ero bambino, avevo cinque anni, osservavo mio nonno immobile sulla Settimana enigmistica, un giorno mi sono messo a disegnarlo. Ricordo lo stupore di tutti quando terminai il ritratto, era molto somigliante, e il piacere che provai nell’aver suscitato quello stupore. Poi i miei modelli diventarono le figurine Panini, per anni riprodussi i volti dei calciatori dell’epoca”.
Quindi i suoi modelli sono stati Rivera, Platinì, Falcao, Maradona Conti…
“Sì, ma ricordo con un certo affetto Massimo Palanca…”
Il “baffone” del Catanzaro?
“Proprio lui, grazie a quei baffi mi riusciva semplice disegnarlo e il ritratto alla fine veniva quasi una fotografia”.
Torniamo ai giorni nostri, perché ha scelto Tom & Jerry per lanciare un messaggio così importante, quello del distanziamento sociale durante l’emergenza Covid-19?
“Da bambino era il mio cartone animato preferito e poi simboleggiano il forte e il debole. Mi piace pensare che grazie al distanziamento sociale i più deboli possano avere adesso un’arma per difendersi dai prepotenti, intimando loro di stare lontani almeno un metro”.
A proposito di regole, è stato mai beccato dalle forze dell’ordine?
“I miei messaggi sono sempre privi di volgarità o oscenità, ormai lo sanno anche i poliziotti. Qualche volta sono finito in questura ma non sono mai stato denunciato”.
Neanche dalle guardie svizzere?
“No (ride, ndr), anzi le guardie svizzere sono rimaste molte contente quando ho disegnato anche loro”.
Qualcuno l’ha mai accusata di “imbrattare i muri”?
“A Borgo mi conoscono tutti, prima di ‘esporre’ un’opera chiedo il permesso a residenti, commercianti, ai proprietari dei muri. In fin dei conti i muri li abbellisco e la gente è felice di questo”.
Per un artista che vive tra la gente quanto è dura la quarantena?
“Dal lato lavorativo è una brutta situazione, gli stimoli mi vengono dalle persone che incontro ogni giorno, non avere più una vita sociale è stato un colpo per l’ispirazione”.
Dal lato personale?
“La prima settimana ero disorientato, mi svegliavo senza sapere se stavo vivendo un incubo o era la realtà. Quando ho preso coscienza di ciò che stava accadendo è subentrata la paura, soprattutto per i genitori, gli amici, le persone a me care. Dopo circa un mese mi sono detto ‘approfittiamone’ e mi sono messo a studiare, ricercare, lavorare… Adesso comincio ad avere nuovamente paura che, con l’allentamento delle restrizioni, si possa ripetere tutto e tornare al punto di prima”.
Ha già adocchiato un muro per il prossimo murale?
“In verità mi sto dedicando ad altro, un’idea che avevo da moltissimi anni. Un vocabolario illustrato sulla globalizzazione. Durante la quarantena ho ripreso in mano il progetto”.