4 Giugno 2019 - 15:49 . Prati . EXTRANEWS
Chi è quell’uomo misterioso che palleggia di testa all’incrocio tra via Candia e viale Giulio Cesare
Per qualcuno è un ex calciatore romeno, qualcun altro sa per certo che giocasse addirittura in nazionale. Gira voce che in realtà sia Nicolae Negrila, detto “Negroro”, difensore dell’Universitatea Craiova nei primi anni ’80. Fu sua la rete che permise alla squadra romena di eliminare il Kaiserslautern nei quarti di finale di Coppa Uefa del 1983.
Stiamo parlando del simpatico signore un po’ avanti negli anni (e con qualche chilo di troppo) che, quando scatta il semaforo rosso, inizia a inanellare palleggi di testa: lo fa alla fine di via Candia, oppure in via della Giuliana, all’incrocio con viale delle Milizie e via Andrea Doria. Lo conoscono tutti, nel quartiere, ed ogni residente ha – praticamente – una propria versione della storia di quest’uomo.
Calciatore romeno, nazionale albanese, “ha giocato contro la Fiorentina trent’anni fa”, “ha segnato un gol in Coppa Uefa”. Per qualche anno la sua identità ha coinciso con quella di “Negroro”, ma poi si è scoperto che non era vero: l’ex calciatore vive in Romania e, seppur tra qualche acciacco, si gode la sua pensione.
Di questo incredibile personaggio che vive la quotidianità del nostro quartiere sappiamo solo il nome, Nicolae: “Ho giocato a calcio da giovane, sono romeno ma ora anche romano, mi piace lavorare e non sono ubriaco”, ci ripete quando gli chiediamo di raccontarci la sua storia.
Poi si sbottona un po’: “Per me il miglior difensore italiano sai chi è stato? Non Baresi, non Cannavaro, non Maldini. Armando Picchi!”. Ama parlare di calcio, e di calciatori: “Baggio è stato il più forte di tutti, mi piaceva tanto Rivera, e pure Totti. Quelli di adesso non valgono niente”. Forse non è aggiornatissimo sull’attualità calcistica italiana e mondiale, però il pallone lo sa trattare, almeno di testa.
Se non è Negrila, allora chi è? È veramente una stella del calcio finita in miseria? Non si sa, probabilmente non è vero. Però a lui piace farlo credere, e alle tante persone che ogni giorno lo salutano e gli lasciano qualche moneta piace moltissimo crederlo: ognuno con la propria – meravigliosa – versione dei fatti.
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