9 Maggio 2021 - 22:10 . Fuori Quartiere . EXTRANEWS

C’è chi dice no: alberi, movida, parcheggi, tutte le “buone ragioni” di chi si oppone ai progetti nei quartieri

di Valerio Valeri

C’è chi teme per la crescita della movida. C’è chi paventa la perdita di parcheggi. Poi ci sono gli oppositori a qualsiasi progetto che non sia passato per un referendum. E infine quelli che raccolgono firme e fanno presentare interrogazioni parlamentari. “C’è chi dice no”, cantava Vasco Rossi, e a Roma più che un fortunato verso musicale è ormai quasi una regola: qualsiasi progetto scaturisca dalle amministrazioni comunali o dei municipi, immediatamente si alza il fuoco della contraerea fatta di comitati, associazioni, soggetti spesso politicizzati e messi su anche al momento. E poco importa che la matrice sia Cinquestelle o di centrosinistra, in ogni caso la prima reazione è di contrasto: della serie “io intanto dico no, poi stiamo a vedere”. Solo in queste ultime settimane la cronaca ci ha mostrato una serie di situazioni che abbiamo provato a riassumere.

Piazza Alessandria zona 30

In II Municipio è stato istituito un tavolo apposito per trasformare diverse aree del territorio in zone 30, con un traffico lento e riservato per lo più a mezzi di servizio e veicoli dei residenti. Una pedonalizzazione soft. “La proposta è finalizzata allo sviluppo e alla promozione della mobilità dolce, per garantire più alti standard di vivibilità urbana e di sicurezza stradale, una maggiore qualità del contesto urbano, una riduzione dell’impatto sull’ambiente e del traffico veicolare privato, incentivando gli spostamenti a piedi” ha spiegato la presidente del II, Francesca Del Bello. Sui social i residenti si sono scatenati: “Dove parcheggeremo?” si chiedono i più. E una delle preoccupazioni maggiori è quella relativa alla movida: “Una piazza pedonale richiama spaccio, schiamazzi, degrado, microcriminalità”. C’è anche chi si chiede se il rendering del progetto sia stato fatto da chi conosce il quadrante: “Perché non viene indetto un referendum?”. Singolare, in un Paese che vede l’astensionismo attestarsi su percentuali che gli attuali partiti non vedono dall’epoca della Democrazia Cristiana.

Un rendering del progetto di piazza Alessandria

Piazza Sempione pedonalizzata

Problematiche del tutto simili, ma ancor più inasprite dal dibattito politico, insistono sul centro di Montesacro. Qui Giovanni Caudo, presidente del III Municipio, ha deciso di lasciare in eredità ai suoi cittadini la pedonalizzazione totale di piazza Sempione, facendola diventare “un salotto” privo di automobili, con una pavimentazione ad hoc, illuminazione adeguata e un sagrato più ampio per la chiesa dei Santi Angeli Custodi, dove riposizionare la statua della Vergine Maria attualmente ridotta a mero spartitraffico. Apriti cielo: i movimenti religiosi e l’estrema destra hanno manifestato in piazza, due comitati di quartiere hanno raccolto quasi 3.000 firme per chiedere lo stop al progetto, in consiglio comunale è passata una mozione Cinque Stelle, addirittura c’è stata un’interrogazione al ministro della Cultura Franceschini da parte della senatrice Udc Paola Binetti. La Lega ha raccolto 26.000 firme in tutta Roma, portandole alla sindaca Raggi (ve li immaginate i residenti del Torrino o del Fleming che si prendono la briga di dire la loro su una piazza di Montesacro?). Traffico, parcheggi, movida sono i tre capisaldi del fronte del “no”, ma anche la madonnina viene scomodata e messa – fisicamente – al centro del dibattito.

Piazza Sempione
Protesta di Militia Christi a piazza Sempione contro il progetto di pedonalizzazione

Il Grab a Villa Ada

Il Grande Raccordo Anulare delle Bici è un progetto di ciclovia che unirebbe la città, creando un anello ciclabile e pedonale. L’idea è di VeloLove in collaborazione, tra gli altri, con Legambiente, Touring Club Italiano, Roma Natura, Rete Mobilità Nuova, Vivitalia e Open House Roma. Ventiquattro tappe e tra queste c’è Villa Ada. Ma oltre dieci tra comitati e associazioni (tra questi ci sono “Gli amici di Villa Ada” e “Gli amici di piazza Verbano”) hanno sottoscritta una lettera, inviata alla sindaca Raggi, nella quale chiedono che si ripensi il percorso spostandolo fuori dalla storica villa romana: “Villa Ada è una villa storica vincolata dal Ministero della Cultura e, per questo motivo, non potrebbero passarci delle piste ciclabili al suo interno” sostengono i cittadini. Ma l’assunto contenuto nella lettera parte da un equivoco, cioè che il tratto di Grab che interessa Villa Ada sia una pista ciclabile. Non è così, come spiegato anche dal consigliere Pd del II, Andrea Rollin: “La ciclovia sarà larga due metri e mezzo, non tre come una qualsiasi ciclabile – spiega – e non sarà a uso esclusivo delle due ruote, ma anche per i pedoni”. I cittadini, però, non ne vogliono sapere e sono nati fior di dibattiti, con esperti di ogni campo a prenderne parte, per convincere l’amministrazione a rivedere il percorso.

In viola il percorso del Grab che interesserebbe villa Ada

Riqualificazione piazzale ovest della Stazione Tiburtina

Nel 2019 veniva abbattuto il tratto di Tangenziale Est che opprimeva la stazione Tiburtina, rendendola più buia, inquinata e degradata. A due anni di distanza, il progetto di riqualificazione del piazzale ovest della stazione rischia di essere bloccato – quantomeno rallentato – dall’opposizione dei comitati di zona. Il nuovo viale pedonale, in fase di realizzazione proprio in queste settimane, viene definito dagli oppositori come una “colata di cemento, hanno semplicemente abbassato la tangenziale di qualche metro”. Il fatto, però, che a passarci non saranno più migliaia di automobili al giorno, ma pedoni e biciclette, non viene considerato. Ad inasprire il dibattito c’è anche l’eventualità che 10 lecci e 5 platani vengano abbattuti, con i cittadini disposti ad incatenarcisi pur di salvarli.

I lavori di riqualificazione alla stazione Tiburtina

Insomma, dove c’è un progetto studiato da tecnici ed esperti di varie amministrazioni, ecco che ne spunta sempre un altro, alternativo. Roma è la città dei “sì, però”, dei “così non va bene”, della partecipazione forzata, a ogni costo. Anche quello di fermare tutto, quando per una volta i politici che tanto denigriamo decidono di investire in spazi urbani più a misura di pedone, in progetti di mobilità alternativa che liberino la Capitale da traffico e smog, rendendola più vivibile, sicura, ecologica. In una parola, più europea.