7 Maggio 2022 - 7:33 . Cronaca
Peste suina a Roma, non si trasmette all’uomo ma può essere letale per gli animali. Il punto
di Daniele Magrini
Ventimila cinghiali stimati nel Lazio. Il primo caso di peste suina rilevato nel Parco dell’Insugherata alla periferia di Roma; l’enorme cinghiale che ieri, venerdì 6 maggio, caracollava in piazza Verbano, nel cuore del quartiere Trieste-Salario, in zona decisamente centrale. Il problema legato a questi ungulati sempre più invasivi è ormai all’ordine del giorno.
La tematica legata all’invasione dei cinghiali è legata a scelte politiche, a misure di selecontrollo che si fanno attendere e che non attenuano così i danni prodotti soprattutto all’agricoltura. Ma il caso di peste suina riscontrato in un cinghiale a Roma rende necessario fare il punto sui rischi che corre l’uomo, ma anche ai pericoli per gli animali domestici.
“Chiediamo con urgenza alla Regione Lazio e ai Ministeri della salute e delle politiche agricole, alimentari e forestali, di mettere in campo ogni azione possibile per tutela degli allevamenti con particolare riguardo a quelli all’aperto e a quelli che allevano razze autoctone, Casertana e Apulo calabrese, C’è urgenza di dare dei segnali concreti a difesa dell’intero settore che è sempre più in fibrillazione”. Lo dichiara Flavio Pezzoli, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Roma e Provincia (ODAF Roma e provincia) intervenendo sull’emergenza della peste suina africana. “Occorre puntare in questa fase – continua Pezzoli – su un rigoroso monitoraggio e sulla vigilanza al fine di circoscrivere il più possibile il diffondersi della peste suina africana”. Intanto va precisato che la peste suina, malattia virale che colpisce cinghiali e suini, non è trasmissibile agli esseri umani. Ma è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali.
Il Ministero della Salute ha diffuso già il 18 gennaio scorso una circolare sulle misure di controllo e prevenzione della diffusione della peste suina africana. Nel documento si faceva riferimento al primo caso riscontrato in Italia: il Centro di Referenza nazionale per le pesti suine (CEREP all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche) il 7 gennaio ha confermato la presenza del virus di peste suina africana (PSA) in una carcassa di cinghiale rinvenuta nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria. Successivamente sono stati confermati altri casi nella stessa provincia di Alessandria e nelle Province di Genova.
Il Ministero della Salute, sul fronte delle ripercussioni economiche, sottolineava nella circolare di gennaio che “la Peste suina africana può avere gravi ripercussioni sulla salute della popolazione animale interessata e sulla redditività del settore zootecnico suinicolo, incidendo in modo significativo sulla produttività del settore agricolo a causa di perdite sia dirette che indirette con possibili gravi ripercussioni economiche in relazione al blocco delle movimentazioni delle partite di suini vivi e dei relativi prodotti derivati all’interno dell’Unione e nell’export”.
Sia per i rischi degli animali che per le ripercussioni sull’economia, qualunque caso, anche sospetto, deve essere denunciato all’autorità competente: è quanto previsto dall’ordinanza del Ministero della salute, visto che l’Organizzazione mondiale per la sanità animale ed il Nuovo Regolamento di sanità animale della Commissione Europea annoverano la peste suina africana nella lista delle malattie denunciabili.