19 Settembre 2023 - 10:44 . Cronaca
Morte del maresciallo dei carabinieri Eugenio Fasano, le indagini vanno avanti: sei mesi per la verità
Le indagini vanno avanti, il caso non si chiude. Si attendono invece risposte sulla morte di Eugenio Fasano, maresciallo dei carabinieri della caserma di via Clitunno, nel Trieste-Salario, morto a 43 anni, in circostanze ancora da chiarire, il 24 gennaio 2019, dopo una partita di calcetto con i colleghi. Cosa accadde nello spogliatoio? La domanda è al centro della contesa giudiziaria. Il pm ha chiesto una proroga di sei mesi delle indagini, che si sarebbero dovute chiudere il 15 settembre. Il 20 aprile si terrà l’udienza davanti al gup (Giudice dell’udienza preliminare)
La speranza della famiglia è quella di avere, una volta per tutte, risposte chiare sulla morte di Fasano. Perché la versione ufficiale sul decesso, quella di una “morte improvvisa da sport”, non ha mai convinto i familiari del maresciallo. E nemmeno il giudice per le indagini preliminari Rosalba Liso che, nell’udienza dello scorso 15 marzo, ha respinto la richiesta di archiviazione che le era stata sottoposta dalla pm, Roberta Capponi, per “infondatezza della notizia di reato”.
A distanza di quattro anni e mezzo, sulla morte del maresciallo Fasano, ci sono ancora tanti i dubbi. Il 22 giugno 2022 il gip, Nicolò Marino aveva disposto che il pubblico ministero effettuasse tutte le indagini suppletive necessarie a vederci chiaro sulla vicenda, a partire dall’autopsia sul corpo del carabiniere, che non era mai stata effettuata prima.
Le indagini, però, non hanno portato a una sola verità, ma a due scenari differenti. Secondo la perizia dei Ctu (consulenti tecnici d’ufficio) la morte del maresciallo sarebbe da imputarsi “ad un arresto cardio-respiratorio terminale da insufficienza multi-organo e shock cardiogeno conseguente ad un infarto acuto del miocardio in soggetto sottoposto ad angioplastica primaria” scrivono i medici Vincenzo Arena e Nicola Silvestri nelle conclusioni del documento. Quindi, una morte naturale.
Mentre il consulente tecnico di parte nominato dalla famiglia del carabiniere, il dottor Giuseppe Merolla, nelle conclusioni della sua perizia ricostruisce uno scenario differente, che avrebbe caratterizzato le ultime ore di vita del carabiniere, a partire da un “probabile diverbio con partecipante alla partita di calcetto del 22 gennaio 2019, seguito da probabile contatto fisico provato da multiple fratture costali”. A cui sarebbe poi seguito un “malore per crisi stenocardica in soggetto con coronaropatia non nota (…)”, un “arresto cardiaco con asistolia protrattasi almeno per oltre 30 minuti prima che E.F. potesse ricevere cure adeguate” e, infine, un “imponente emo-pneumo-torace per lacerazione dei foglietti pleurici da moncone di frattura della quinta costa di destra”. La tesi di Merolla propende, dunque, per una tempesta di calci e pugni. Come da anni sostiene la famiglia del maresciallo della caserma di via Clitunno, nel quartiere Trieste-Salario.
C’è un altro particolare, rivelato dal Corriere della Sera, secondo cui quel giorno sarebbe stato utilizzato un defibrillatore per cercare di strappare alla morte il carabiniere, ricostruzione tuttavia smentita dai medici del 118 e da una perizia chiesta dai giudici inquirenti.
Sul caso del maresciallo sono state presentate anche due interrogazioni parlamentari: la prima il 16 giugno 2022, firmata dall’allora senatore del Gruppo Misto e presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra. La seconda è stata presentata il 20 aprile 2023, dal deputato del Movimento 5 Stelle, Arnaldo Lomuti.
La domanda è sempre la stessa: come è morto il maresciallo dei carabinieri Eugenio Fasano?
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