14 Novembre 2021 - 7:30 . Flaminio . Cronaca

Quando il Muro Torto era un cimitero dove si seppellivano segreti indicibili. Il giallo della prostituta che scosse il Flaminio

Sottopasso del Muro Torto
Sottopasso del Muro Torto

C’è un luogo del Flaminio che per secoli continua ad esercitare un fascino sinistro. E’ l’area del Muro Torto, malferma striscia di terra sotto alla collina del Pincio che sembra dover franare da un momento all’altro. Nel Medioevo e fino all’età moderna è un cimitero, terra sconsacrata di lapidi illacrimate e sparse in malo modo in cui vengono gettati i corpi di chi non merita una sepoltura: donne di malaffare e condannati a morte.

Terra di spiriti inquieti sui quali aleggiano i tormenti e i sussurri del quartiere, segreti che non hanno un nome. E che non devono averne. Scorrendo le pagine del “Diario di Roma” di Francesco Valesio (1670-1742) si torna al 26 giugno 1704. Da giorni non si vede in giro una ragazza, una giovane prostituta di 24 anni che vive in una casetta vicino alla chiesa di Santo Stefano del Cacco, poco distante dall’odierna piazza Venezia.

Gli investigatori, allertati, si presentano alla porta. Non è chiusa a chiave, c’è soltanto la spranga del saliscendi. Quando la aprono assistono a una scena raccapricciante. La giovane è riversa sul letto, il lenzuolo come misero sudario, completamente nuda, con gli occhi che fissano il vuoto senza vedere. Ha due ferite alla gola, una al fianco e un’altra al ventre. Un taglio alla mano suggerisce un disperato tentativo di difesa dall’aguzzino. Accanto a quel cadavere infelice c’è un gatto che lambisce il sangue della vittima con la lingua. E’ sopravvissuto così, chiuso lì dentro insieme alla padrona. Il corpo straziato ormai privo di anima viene portato via e sepolto, senza cerimonie né riverire, al Muro Torto.

Poiché in casa furono rinvenuti i pochi denari e le poche gioie della sventurata, fu esclusa l’ipotesi del furto finito male. In pochi giorni, al Flaminio, la voce comune fu che la mano assassina appartenesse al marito. 

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