14 Maggio 2020 - 16:04 . Flaminio-Parioli . Cronaca

Fase 2, così ristoranti, bar e pub di Roma Nord si attrezzano in vista della riapertura

Bistrot 64
Bistrot 64

Si riparte. Forse. Un passo alla volta. Dal 18 maggio anche i ristoranti, i pub e i bar di Roma e dei nostri quartieri potrebbero entrare ufficialmente nella fase 2. Per poter tornare a prendersi un caffè al bar, bersi una birra o andare a cena fuori. Con una novità. Nel decreto Rilancio è infatti è previsto che non dovranno pagare la Tosap, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico.

Ma quali sono le modalità di riapertura? Quali sono i presìdi obbligatori da utilizzare? E come si stanno attrezzando i proprietari dei vari esercizi commerciali?

L’istituto nazionale contro gli infortuni sul lavoro (Inail) e l’Istituto superiore di sanità (Iss) hanno dettato una serie di linee guida per ristoratori e gestori di bar per procedere alle riaperture in totale sicurezza. Uno degli elementi fondamentali del documento stilato è il rispetto della distanza di sicurezza. “Abbiamo consultato il documento pubblicato da Inail e non abbiamo trovato tutt’oggi ufficialità sulla data del 18 maggio per la riapertura”,  spiega a RomaH24 Michele Nigro, proprietario del Bistrot 64 in via Calderini, al Flaminio.

Che, però, non riaprirà già dal 18 maggio: “Stiamo lavorando all’elaborazione di nuove proposte gastronomiche per i clienti. Siamo consapevoli che il momento storico impone anche alla ristorazione di ripensare la propria natura senza però perdere d’identità. Non appena ci sarà possibile, saremo felici di dare comunicazione delle novità e della nostra data di riapertura”.

Kilmoon Pub

Entrate contingentate, distanziamento, massimo due persone per ogni tavolo, incentivato consumo delle bevande negli spazi esterni del locale. C’è chi può farlo, come il Kilmoon Pub di via Gianbattista Tiepolo. “Riapriremo sia dentro il pub che nello spazio esterno – spiega il titolare Maurizio Filippi -. Ci saranno due metri tra un tavolino e l’altro e consegneremo ai clienti birre, posate e piatti in plastica. Nel frattempo continuiamo col delivery anche perché non sappiamo se con l’apertura riavremo un’affluenza normale. Ai nostri clienti affezionati dico che non vediamo l’ora di riabbracciarli. Siamo qui in via Tiepolo da 23 anni, siamo una realtà importante per il Flaminio. L’apertura dei pub è un segnale importante, qui la gente viene per stare insieme ed è proprio da questo che vogliamo ripartire”.

Discorso diametralmente opposto, invece, quello di Lavinia De Santis, titolare del ristorante Sughero di via Eleonora Duse: “Noi non riapriremo, la metratura del locale non ce lo consente. Ho 26 coperti a disposizione ma il distanziamento obbligatorio ci permetterebbe di far entrare solo 7 persone. Economicamente non è un’operazione sostenibile. Io e il mio chef Daniele Mangiaracina stiamo continuando il delivery disponibile al numero 06 8068 7178. Ringrazio tutti i clienti e saluto i miei dipendenti in cassa integrazione, speriamo che le loro situazioni si sblocchino presto”.

Il proprietario del ristorante peruviano “La Gallina capricciosa” preferisce non rilasciare dichiarazioni, ma dall’attività di piazza Mancini fanno sapere di essere al lavoro per la sanificazione del locale. L’obiettivo, infatti, è di ripartire dal 18 maggio con la consumazione all’interno del locale, con tutte le norme di prevenzione dal contagio, come il distanziamento interpersonale di almeno un metro e mezzo.