3 Aprile 2020 - 16:37 . Flaminio-Parioli . Retesociale
Covid-19, gli “hikikomori” ci aiutano a superare la quarantena. Ecco chi sono
Si chiamano “hikikomori“. Che in giapponese significa “stare in disparte“. Sono ragazzi che vivono in casa nel nostro quartiere davanti a un pc. Non escono mai. Anche da anni. E saranno loro a dare dei suggerimenti su come vivere in quarantena, su come superare quell’isolamento sociale a cui loro sono abituati. È un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani dai 14 ai 30 anni.
A dare loro un supporto è il progetto A.Re.A. (Area relazionale e delle autonomie), promosso dall’associazione Un Due Tre Stella, che ha sede a via Monte delle Gioie e che ha il patrocinio del II Municipio.
In queste settimane, a causa del Coronavirus, anche gli altri adolescenti, sempre abituati a stare con gli amici e a socializzare, sono bloccati a casa. E allora a spiegare come comportarsi, come vivere questo momento, ci penseranno gli speciale giovani “hikikomori“.
COME È NATO IL PROGETTO
“Ci occupiamo da anni di bambini e adolescenti con varie problematiche, che vanno dai disturbi dell’apprendimento a quelli più gravi, tra cui i ragazzi che sono in isolamento da anni”, racconta a RomaH24 Giovanni Dessena, responsabile clinico dell’associazione Un Due Tre Stella e che si occupa del progetto A.Re.A.
Un programma che era nato inizialmente per altri scopi: “Per questi ragazzi i rapporti sociali sono limitatissimi – spiega -. Per questo cerchiamo di coinvolgerli in queste iniziative, di farli conoscere tra loro. È tutto nato come un laboratorio di musica, che si svolgeva nella sede del Pd del II Municipio, grazie all’assessora alle Politiche Sociali Carla Fermariello. Abbiamo scritto delle canzoni e ci si incontrava per suonare e conoscersi. Volevamo anche fare un evento a piazza Annibaliano“.
Ma il Coronavirus ha bloccato tutto il progetto. Anzi no. “Ci siamo subito detti: ‘E adesso che facciamo?’ – ammette Dessena -. Per questo ci siamo spostati sull’online. Ero molto scettico all’inizio, e invece abbiamo capito subito che poteva essere un’opportunità per tutti, per riflettere. Per questo, quello che era un laboratorio di musica, ha allargato i suoi orizzonti”.
COME FUNZIONA
“Ogni ragazzo farà un videomessaggio in cui darà i propri consigli, creando un vero e proprio manuale di sopravvivenza in questo periodo di quarantena, in isolamento”, spiega Dessena. Il tutto però non sottolineando la loro patologia, ma “facendoli partire dal loro essere consapevoli che sanno come funziona la normalità. A loro viene chiesto di empatizzare con i giovani che vivono una vita normale, fatta di relazioni, di capire i loro problemi adesso e aiutarli a vivere la loro quotidianità all’interno di questa emergenza Covid-19″. Un “esercizio” importante anche per questi ragazzi: “Sì, perché permette non solo di essere aiuto agli altri, ma anche di crescere”.
Ma non finisce qui, perché il progetto iniziale non si è bloccato: “Parallelamente – conclude Dessena – abbiamo continuato il laboratorio di musica. Abbiamo scritto una canzone e ne faremo un video con tutti i ragazzi”.