26 Agosto 2020 - 13:36 . Flaminio-Parioli . Ambiente
Chiome diradate e marciapiedi collosi: così la cocciniglia sta uccidendo i nostri pini
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Camminando per le strade del Flaminio e dei Parioli, e non solo, spesso le suole delle nostre scarpe calpestano una sostanza nera e collosa, volgendo lo sguardo in alto immancabilmente incroceremo la chioma di un pino. Sempre più diradata.
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Con il caldo agostano, prolifera la cocciniglia tartaruga, un minuscolo parassita proveniente dal Nord America (probabilmente trasportato da un cargo) che prima ha raso al suolo i pini della Campania e poi, per vicinanza geografica, ha attecchito anche nel Lazio. L’insetto, che nell’areale d’origine è tenuto a bada dalle basse temperature, alle nostre latitudini ha trovato terreno fertile dove proliferare, soprattutto d’estate. Prova della sua presenza è la melata, una sostanza zuccherina e appiccicosa, che la cocciniglia espelle dopo essersi nutrita della linfa delle piante.
FLAMINIO-PARIOLI
È meglio non accomodarsi sulla bella seduta circolare di piazza Pitagora che funge da cornice a un pino, pena ritrovarsi incollati come mosche al miele. La seduta è infatti completamente ricoperta di melata. Pini in sofferenza anche al giardino Armida Barelli e via Serpieri.
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PRATI
Nell’area di Prati, il parassita alieno sta divorando i pini di Castel San’Angelo, viale Mazzini, via Sabotino (anche all’interno del parco di Via Plava) e piazzale degli Eroi (solo per citare i luoghi e le strade più riconoscibili).
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TRIESTE-SALARIO
Tracce della cocciniglia sono facilmente riscontrabili a piazza Verbano, ovviamente a corso Trieste e in via Volsinio. Sotto scacco, però, sono anche i pini piantati nelle loro vicinanze che, anche se non sono ancora stati infettati, quasi sicuramente lo saranno presto. L’insetto, infatti, si sposta facilmente da una zona all’altra grazie ai venti.
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COSA DICE L’ESPERTO
Un problema che preoccupa, e non poco, gli esperti. Come l’agronomo Bruno Santoro, che definisce la situazione addirittura drammatica: “È il termine adatto – spiega -. Con il caldo e senza le piogge la cocciniglia è libera di proliferare e spostarsi grazie al vento e agli uccelli. Abbiamo fatto una segnalazione al servizio fitosanitario, che però continua a non fornire linee guida e soluzioni al livello regionale e nazionale. Servono interventi ciclici e con prodotti autorizzati, ma per ora non c’è nulla di tutto questo”.
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Nessuna soluzione definitiva, quindi. Solo dei palliativi: “Il lavaggio della chioma e l’endoterapia possono rallentare il processo – prosegue Santoro – ma naturalmente non bastano. E il rischio è che l’attacco agli alberi diventi sempre più forte e letale”.
LE COCCINELLE SALVAPINI
A questo proposito, alcuni mesi fa dei cittadini hanno intrapreso un’interessante iniziativa per combattere il parassita. I volontari “Amici di Villa Leopardi” hanno infatti liberato nel parco del Trieste-Salario 650 coccinelle appartenenti a due specie diverse, l’adalia bipuntata e la cryptolaemus montrouzieri, proprio con l’obiettivo di contrastare la cocciniglia. Un’idea che, come mostra la foto in basso, ha dato i suoi primi frutti. Ma non sembra ancora essere abbastanza.
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