15 Marzo 2022 - 15:57 . Africano . Cronaca

“Schiavi dello smartphone”, Ciacci (Luiss): “Non lasciate i ragazzi da soli coi cellulari”

di Giulia Argenti

“I ragazzi non vanno lasciati da soli davanti a un cellulare, è opportuno controllare l’utilizzo che ne fanno e, soprattutto, porre dei limiti. Non arrendiamoci all’idea che loro siano dei nativi digitali, mentre noi no”. A parlare è Gianluigi Ciacci, avvocato e docente di informatica giuridica alla Luiss, che parteciperà, in qualità di esperto, all’incontro “Schiavi dello smartphone”, il 16 marzo alle 18 alla libreria Eli di viale Somalia 50 A (qui tutti i dettagli).

La locandina dell’evento

L’evento è parte del più ampio calendario di appuntamenti della rassegna “Cortocircuito”, organizzata da RomaH24 in collaborazione con la libreria del Trieste–Salario. In vista dell’incontro abbiamo fatto alcune domande al professor Ciacci sul rapporto tra i giovani e lo smartphone e sui rischi connessi a un abuso di realtà virtuale.

Gianluigi Ciacci

 

Lo smartphone porta via i ragazzi dalla realtà. Lo smartphone fa conoscere ai ragazzi la realtà. Qual è l’affermazione più giusta e perché?

“Sicuramente la seconda affermazione è corretta, e ritengo con applicazione generalizzata: oggi la realtà in cui i nostri ragazzi vivono non è più solo quella ‘analogica’, ma anche quella digitale, e lo smartphone è il principale strumento per apprenderla. Poi certo, si dovrebbe approfondire il tema di quale realtà vengono a conoscere i ragazzi. E, di conseguenza, scoprire l’importanza di non lasciarli soli nel capire il mondo virtuale, come non lo facciamo per quello ‘tradizionale’. Il realizzarsi della prima affermazione, invece, costituisce un rischio che si deve provare a ridurre al minimo”. 

L’esposizione del corpo sui social è sempre più frequente da parte dei giovanissimi. Perché questa ossessione? Come è possibile tutelare i ragazzi?

“Da non esperto, ritengo che derivi da una serie di fattori: da quelli legati all’età, a quelli sociali, tutti espongono tutto a tutti, all’esempio che viene dato loro in famiglia. Per tutelarli occorrerebbe spiegare loro l’importanza di proteggere la propria immagine, in particolare quando viene inviata in un social. E, con l’occasione, far capire le caratteristiche di questa realtà”.

A che età, secondo lei, è consigliabile permettere a un/a figlio/a di avere uno smartphone e quali sono i limiti da porre per proteggerlo/a? A quale età, invece, è consigliabile permettere a un minore di iscriversi a un social network?

“Giuridicamente l’iscrizione ad un social, ma prima ancora anche l’utilizzo di un cellulare, e quindi la sottoscrizione di un abbonamento telefonico, dovrebbe avvenire con la maggiore età: mentre oggi i nostri figli iniziano anche a 8-9 anni, e già a 10-11 chi non si ‘allinea’ viene via via escluso dal suo ambiente. Allora il consiglio può riguardare proprio il modo e i limiti: controllare i tempi e i momenti di utilizzo, la partecipazione a come usano i vari social, in generale esercitando il proprio ruolo genitoriale senza arrendersi all’idea che i nostri figli siano nativi digitali mentre noi no”.

Quali sono i rischi che corrono i genitori che decidono di esporre con frequenza sui social foto e video dei propri figli, spesso anche appena nati?

“Riterrei che il rischio di un ‘abuso’ sulle immagini da parte di terzi non sia così alto come poteva essere qualche anno fa, o come in genere si pensa: non ultimo perché sono aumentati esponenzialmente i numeri delle foto pubblicate. Forse sono peggiori le conseguenze dell’esempio che viene dato ai propri figli, che potrebbe portare all’ossessione dell’esposizione del corpo di cui abbiamo detto prima”.

Quali accortezze bisognerebbe invece adottare quando si mandano foto e video sulle app di messaggistica come Whatsapp o Telegram?

“Direi limitare in genere la loro quantità ed evitare quelle troppo personali e intime, oltre a prestare attenzione ai destinatari delle stesse. Tenendo anche presente che foto e video pubblicate sui social rimangono ‘per sempre’, e sono di facilissima diffusione e moltiplicazione. Occorre quindi fare grande attenzione e avere giudizio e buon senso. Un’attenzione che è fondamentale anche insegnare ai nostri figli, soprattutto con l’esempio”.

I social network sono la realtà più “internazionale” che esista al momento. Come si coniuga questo aspetto con le leggi a tutela della privacy che variano da Paese a Paese?

“In realtà le ultime produzioni normative, in particolare il famoso GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati, ndr) hanno un’applicazione identica nell’Unione Europea, e devono essere rispettate in tutto il mondo, anche dai più famosi e diffusi social network. Il problema è più culturale: conoscere bene queste leggi, capire la loro necessità, mentre in genere vengono ritenute erroneamente inutili, chiedere la loro applicazione e pretendere la tutela dei nostri diritti. Tutto questo porterebbe a migliorare il livello della protezione dei nostri figli, e nostra, anche nella realtà dei social e nella vita digitale”.

LEGGI: Tutti i dettagli sull’incontro

LEGGI: Quali sono i rischi dell’ossessione del cellulare (di Daniele Magrini)

LEGGI: La parola al libraio: “Da papà mi preoccupa l’abuso del cellulare”

LEGGI: Quando le donne reagiscono alla violenza, alla Libreria Eli il primo incontro di “Cortocircuito”