20 Aprile 2022 - 13:16 . Africano . Cronaca

“Cortocircuito”, Guido Caroselli: “Il cambiamento climatico è già in atto. Ecco cosa possiamo fare”

I cambiamenti climatici: un'emergenza già in atto
I cambiamenti climatici: un'emergenza già in atto

“Dobbiamo considerare il cambiamento climatico come un treno senza conducente, che procede a tutta velocità. Possiamo solo provare a rallentarlo. E già sarebbe tanto”. A parlare è Guido Caroselli, meteorologo, giornalista e divulgatore scientifico, autore (insieme con Raffaella Costa, con le illustrazioni di Marco Giannini e Massimo Manzi) del volume di Typimedia EditoreIo salvo il Pianeta, 100 (+1) buone azioni quotidiane che ognuno di noi può fare per la Terra”. 

Guido Caroselli

Il testo sarà al centro del terzo appuntamento della rassegna “Cortocircuito. La verità ha molte facce”, in programma giovedì 21 aprile alle 18.30 alla libreria Eli di viale Somalia 50 A. Il titolo scelto per l’evento è “Salvare il pianeta. Ogni giorno una buona azione” (qui tutte le informazioni per partecipare).  Agire, fare la nostra parte per difendere il pianeta è un obbligo inderogabile, se si pensa che, come sottolinea Caroselli: “A causa del cambiamento climatico in Italia, tra il 2000 e il 2018 hanno perso la vita 438 persone. Una media di 23 all’anno“.

Quali sono le conseguenze più pericolose del cambiamento climatico? 

“Ce ne sono diverse: da tempo stiamo assistendo a fenomeni atmosferici sempre più estremi. Come le ondate di gelo, ma anche gli allagamenti, che spesso mandano in tilt le nostre città, Roma in questo è un esempio eloquente. Altro fenomeno preoccupante sono le onde di calore: secondo i dati dell’Organizzazione meteorologica mondiale il luglio del 2019 è stato il mese più caldo in assoluto, con temperature superiori al record precedente del luglio 2016. Basti pensare che, rispetto all’inizio dell’era industriale, nel 187o, si è registrato un aumento della temperatura di 1°C. E, senza importanti riduzioni delle emissioni di gas serra, il mondo rischia di riscaldarsi di altri 3°C entro la fine del secolo. Tra le conseguenze più preoccupanti c’è poi la siccità, determinata da un’assenza di piogge. Le precipitazioni sono sempre meno frequenti, ma anche più violente e abbondanti. Caldo permanente e siccità inaridiscono la vegetazione, rendendo più facile la propagazione di incendi. Che, ricordiamo, non sono quasi mai spontanei”.

Quali sono le prime azioni da intraprendere per scongiurare il peggio?

“Bisogna, innanzitutto, chiarire una cosa: l’emergenza è già in atto. Dobbiamo considerare il cambiamento climatico come un treno senza conducente, che procede a tutta velocità. Quello che possiamo fare noi, ora, è provare a intervenire per rallentarlo: già sarebbe un passo avanti. Da questo punto di vista è importante sottolineare che si sono fatti tanti accordi internazionali, che però, per essere efficaci, non devono essere raccomandazioni non vincolanti, come spesso accade, ma impegni costrittivi. Si devono prevedere multe per chi non rispetta le regole stabilite. E le somme pagate dagli inadempienti possono essere destinate ai Paesi più colpiti dai cambiamenti  climatici”.

E che altro si può fare? 

“Mettere a punto delle opere di difesa, che possano contenere gli effetti dei disastri legati all’emergenza climatica e cambiare le politiche energetiche, che sono ancora troppo basate sui combustibili fossili, puntando invece sulle rinnovabili. Ovvero il sole, il vento, l’idroelettrico, il geotermico, le maree. E poi c’è il dibattito aperto sull’energia nucleare: a favore, i sostenitori ricordano le emissioni quasi nulle di gas serra, l’indipendenza energetica e una maggiore stabilità dell’economia nazionale. A sfavore, però, si sottolineano le gravi conseguenze in caso di incidenti. Per questo da decenni i ricercatori stanno provando a costruire un reattore alternativo a quelli a fissione, che funzioni con la fusione nucleare”.

In Italia a che livello è la consapevolezza dell’emergenza climatica?

“I giovani, grazie anche al lavoro fatto da Greta Thunberg, sono più avanti degli adulti.  Per tutti, però, vale un concetto fondamentale, che è importante ribadire: bisogna uscire dalla logica dell’egoismo e iniziare a pensare a come potremmo aiutare noi per primi il pianeta. In televisione purtroppo scarseggia l’informazione corretta sull’emergenza climatica. Ci sono poche trasmissioni di approfondimento sul tema e spesso si confonde ancora il clima con il meteo. Un equivoco che porta le persone a dire ‘speriamo che passi’, senza fare nulla di concreto. Non possiamo più permetterci tutto questo”.

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