19 Aprile 2022 - 14:06 . Africano . Cronaca

“Cortocircuito”, Valerio Rossi Albertini: “Vi spiego la scienza con i miei esperimenti”

di Giulia Argenti

“Nessuno scienziato può non essere anche un ambientalista”. A parlare è Valerio Rossi Albertini,  fisico, accademico e divulgatore scientifico italiano, che sarà tra gli ospiti del terzo appuntamento della rassegna “Cortocircuito. La verità ha molte facce”, giovedì 21 aprile alle 18.30. L’incontro, dal titolo “Salvare il pianeta. Ogni giorno una buona azione”, avrà al centro il volume di Typimedia Editore “Io salvo il Pianeta, 100 (+1) buone azioni quotidiane che ognuno di noi può fare per la Terra” (qui tutti i dettagli sull’evento)

Rossi Albertini porterà sul palco la dimostrazione pratica di quali siano gli effetti del cambiamento climatico sulla nostra vita di tutti i giorni, attraverso esperimenti realizzati con oggetti di uso quotidiano. Un modo innovativo ed efficace per far capire alle persone cosa stiamo rischiando. “La Terra ha superato ogni tipo di cataclisma, come una macchina talmente solida che ha continuato costantemente a rigenerarsi. Con il nostro operato, però, noi esseri umani, adesso, ne abbiamo messo seriamente a rischio la sopravvivenza”  spiega il divulgatore scientifico.

Perché c’è ancora tanta resistenza nel comprendere la gravità dell’emergenza climatica?

“Si dice che chi fa la scienza non la sa spiegare e in effetti spesso è così. La consapevolezza ancora poco radicata nelle persone delle condizioni in cui si trova il nostro pianeta è responsabilità di chi parla, degli esperti. La scienza è il mezzo per capire quello che ci succede intorno e va spiegata come tale. Si vedono ancora troppi scienziati che salgono in cattedra e, dall’alto della loro posizione, pontificano. Ma non è questa la strada giusta per arrivare alle persone. Bisogna mostrare loro il piacere di capire le cose, di apprendere. Per questo io non uso mai slide, non mostro video, ma faccio esperimenti concreti, cercando sempre di enfatizzare l’aspetto ludico della dimostrazione”.

Qual è la reazione del pubblico ai suoi esperimenti?

“Dipende dal tipo di pubblico che ho di fronte. La stratificazione della platea è un elemento di cui tengo sempre conto prima di proporre i miei esperimenti. Così da soddisfare sia chi è completamente a digiuno di scienza, sia chi è più preparato e si aspetta una dimostrazione che rispetti l’ortodossia scientifica. Spesso noto reazioni di incredulità, alcune persone mi dicono: ‘Non pensavo di essere in grado di comprendere questo fenomeno’. Durante le mie dimostrazioni cerco sempre di restituire agli spettatori quelle stesse sensazioni che provano i bambini quando aprono un giocattolo nuovo e imparano a capire come funziona. La scienza va spiegata così, coinvolgendo e stimolando il pubblico, non salendo in cattedra”.

Qual è il messaggio più importante che dovrebbero cercare di trasmettere gli scienziati? 

“Far capire che tutto quello che stanno spiegando è la verità: la scienza non è un’opinione, ci insegna a capire come funziona il mondo. Purtroppo sono pochissimi in televisione i dibattiti sull’ambiente: tutto si riduce a opinioni e prese di posizione. E spesso ci troviamo di fronte a divulgatori che sono come attori che hanno imparato a memoria la parte. Ma io al cinema preferisco il teatro partecipato”.

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