Prati | La Storia

18 aprile 1830: un progetto per una borgata dove oggi sorge Prati

di Sara Fabrizi

La storia “ufficiale” di Prati ha inizio nel 1872, quando un gruppo di imprenditori e affaristi, guidati dal conte Edoardo Cahen, presenta un progetto per costruire sul terreno degli antichi Prati di Castello. Quella proposta, inclusa all’interno del Piano regolatore di Roma, porterà alla nascita del primo nucleo dell’odierno quartiere. Una zona residenziale che potremmo definire, senza tema di smentita, di tono borghese.

Ma Prati avrebbe potuto essere completamente diverso da come lo conosciamo oggi. Un quartiere fatto di case destinate ad accogliere famiglie di ceto medio-basso e di fabbriche di ogni tipo. È così che lo immaginano l’archeologo Pietro Ercole Visconti e l’architetto Domenico Cacchiatelli quarant’anni prima che Cahen e soci diano il via alla loro impresa speculativa, quando Roma è ancora la Capitale del Papa.

È il 18 aprile 1830, quando la Segreteria di Stato emana una notificazione con la quale si promette particolare sostegno a chiunque si proponga di edificare abitazioni “ad uso delle infime classi”. È questo particolare documento a spingere Visconti a presentare la sua idea, messa in forma da Cacchiatelli. Egli vuole creare una nuova borgata, con circa 200 alloggi per famiglie, allo scopo di favorire l’abbassamento dei prezzi degli affitti troppo elevati. Accanto alle abitazioni, si prevedono anche fabbriche di sapone, candele di sego, “squaglio di grassi” e una serie di altri servizi. L’area individuata è quella compresa tra Castel Sant’Angelo, il fiume e la marrana della Valle dell’Inferno, una zona di aperta campagna, priva di costruzioni.

Perché proprio 200 alloggi?

Secondo i proponenti, le oscillazioni del mercato degli affitti potrebbero essere fermate sistemando circa 200 famiglie “quante sono appunto quelle che formano il disquilibrio delle abitazioni e aumentandone le ricerche, ne fanno crescere il prezzo”. Le autorità cittadine, però, non sembrano della stessa opinione, tanto che il progetto viene rifiutato. Le motivazioni addotte sono il rischio di inondazioni, l’insalubrità dell’acqua e la totale mancanza di infrastrutture di collegamento con l’altra sponda del Tevere. Problemi che, dopo l’Unità d’Italia e la proclamazione di Roma Capitale, verranno del tutto cancellati.

La vicenda è raccontata anche nel volume di Typimedia Editore “La Storia di Prati”.

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