Prati | La Storia
16 ottobre 1943: il rastrellamento degli ebrei a Prati
di Sergio CampofioritoSi racconta che il 16 ottobre 1943, un operaio di Prati avendo notato una distrazione del graduato di guardia tedesco, saltò su un camion e a tutta velocità lo portò via con tutto il carico che insperatamente si trovò così libero.
Il rastrellamento degli ebrei di Roma compie 76 anni, fu il tragico epilogo di una lunga persecuzione che ha lasciato segni evidenti nella vita degli ebrei a Prati. Viale delle Milizie fu una delle strade più battute dalla Gestapo, oggi una serie di pietre d’inciampo testimoniano quelle terribili ore.
Quattro se ne scorgono al civico 11/A: intorno alle 5 di mattina, forti colpi alla porta destano la famiglia Camerino, gli ufficiali tedeschi, con in mano un documento, riferiscono che essendo ebrei non possono più essere considerati italiani ma apolidi e per questo devono essere deportati in un campo di lavoro in Germania. I Camerino hanno pochi minuti per mettere insieme i bagagli, il viaggio durerà otto giorni ma avrà come meta finale il campo di concentramento di Auschwitz. Qui lo zio, Settimio Renato Di Cori, disabile, viene mandato direttamente alle camere a gas, gli altri invece sono messi ai lavori. Di un’intera famiglia, si salveranno soltanto i due figli maschi, Luciano ed Enzo.
Sorte simile tocca ai vicini di casa del civico 15, Aldo ed Elena Veneziani e al civico 140 dove vengono strappati dalla loro casa Marcello, Maurizio e Umberto Mendes. La nipote, Serena, non li ha mai conosciuti ma ha dedicato loro le pietre d’inciampo “Da quel 16 ottobre, io non ho più avuto zii, nonni, parenti”.
Al civico 95 si inciampa sulle tre pietre della famiglia Mortera: papà Giulio, mamma Virginia e la figlia Jole. La coppia morirà pochi giorni dopo il rastrellamento, il 23 ottobre, di Jole non si sa né il luogo, né la data di morte.