Prati | La Storia

15 marzo 1968: il Mamiani è la prima scuola d’Italia a ottenere le assemblee per studenti

di Sara Fabrizi

Diritto allo studio, partecipazione, lavoro, riforme. L’Italia del 1968 si sveglia tra le grida degli studenti e degli operai che scendono in piazza a manifestare. Sulla scia della protesta si inserisce il liceo Terenzio Mamiani, i cui studenti si rendono protagonisti di questa stagione calda di contestazioni.

I giovani vogliono più voce in capitolo, chiedono le assemblee e una scuola meno rigida e autoritaria. Il 15 marzo 1968, ragazzi e ragazze del Mamiani entrano scuola con l’intenzione di restarci. È Tullio Della Seta, studente iscritto al Pci sezione Mazzini, a dare il via alla protesta. I ragazzi si riuniscono nell’aula magna, sono in agitazione perché vogliono rivendicare il diritto all’assemblea. Un diritto che in Italia ancora non esiste. Per i corridoi si aggira il vicepreside Francesco Cesorati che va chiedendo a tutti “Occupare che vuol dire? Stare qui la notte?” ma nessuno lo ascolta. Si rinchiude nel suo ufficio dove resterà per i due giorni dell’occupazione, 15 e 16 marzo. Per questo, quando la polizia si presenta alla porta del liceo per lo sgombero avverte i ragazzi che, se non abbandoneranno l’immediato la scuola, potranno essere accusati di sequestro di persona.

Alla fine il liceo viene svuotato dei suoi occupanti, portati in questura e rilasciati dopo la schedatura di rito. Il rientro a scuola è il 22 marzo, i ragazzi sono riusciti a strappare la concessione per ciò che chiedono: le assemblee studentesche autorizzate.

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