17 Febbraio 2021 - 7:35 . Prati . Cronaca
Vaccini dai medici di base, i dottori di Roma Nord si dividono: non tutti aderiranno
Come annunciato dall’assessore alla Sanità della Regione, Alessio D’Amato, il primo marzo partiranno le vaccinazioni negli studi dei medici di famiglia, che somministreranno le fiale di AstraZeneca. L’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha autorizzato l’uso di questo vaccino solo per la classe di età 18-55 anni. E sarà proprio dai nati nel 1966 che partiranno i medici di famiglia, per poi procedere con i più giovani. Ma quali saranno le modalità in cui saranno chiamati i pazienti? E come si stanno preparando i medici a questo nuovo importante appuntamento nella lotta al Covid-19?
Il piano
La dottoressa Maria Corongiu, presidente della Fimmg Roma (Federazione italiana medici di medicina generale) spiega come avverrà questa fase della campagna vaccinale: “Saranno gli stessi medici a contattare i loro pazienti che rientrano nella fascia di età indicata per la somministrazione, quindi i 55 anni. Ma per poter procedere e vaccinare tutti è essenziale che tutte le dosi arrivino in tempo e nelle quantità necessarie“.
Secondo quanto spiegato dalla Fimmg, che ha siglato un accordo con la Regione Lazio, i vaccini saranno consegnati settimanalmente dalla Asl competente oppure i medici li ritireranno nei centri di stoccaggio appositi, indicati sempre dalla Asl (le farmacie “hub-spoke”) . Le dosi saranno nominali, per riceverle, il medico trasmetterà alla Asl i nominativi dei soggetti da vaccinare attraverso un portale web e i singoli flaconi saranno utilizzabili per 10 dosi. Le fiale, una volta svuotate, dovranno essere riempite di un colorante e restituite. Per i vaccini a domicilio, invece, i medici utilizzeranno le fiale di Pfizer.
I medici di Roma Nord
Ma cosa ne pensano i medici di famiglia? “Noi siamo pronti” spiega il dottor Renato Fanelli, romano classe ’56, specializzazione in oncologia, il referente dell’Unità cure primarie della Casa della Salute Prati – Trionfale. “Il sistema è già rodato – spiega –, non si discosta molto dalle procedure per gli antinfluenzali. Le fiale dell’AstraZeneca non richiedono un particolare sistema di conservazione, basta un normale frigorifero e le normali dotazioni di pronto intervento, niente che non si trovi già in uno studio medico”. Il vero intoppo, chiosa Fanelli, è un altro: “Il problema potrebbe essere rappresentato dalla mancanza delle dosi”.
“Io ho aderito – conferma anche il dottor Salvatore D’Angelo, che ha lo studio in via Anapo 26, nel Trieste-Salario -. Tra le linee guida che ci sono arrivate dalla Regione mancano ancora alcuni dettagli, come ad esempio il criterio con cui chiameremo i pazienti, se in ordine alfabetico o altro, ma sono ottimista su questa campagna”.
Non tutti i medici, però, sono della stessa idea, come dimostrano le parole della dottoressa Monica Calcagni, della cooperativa Med, che ha lo studio in via Passo del Turchino a Montesacro. “Noi dal 9 febbraio, quando cioè abbiamo ricevuto dalla Asl 1 la richiesta di adesione per i vaccini agli over 80, non abbiamo più notizie – spiega -. Per gli over 80 le condizioni non erano accettabili, per questioni logistiche e di conservazione del farmaco. Adesso sembra che le dosi siano quelle di AstraZeneca, quindi conservabili come un normale vaccino antinfluenzale, ma di ufficiale non c’è nulla. Non sono seguite comunicazioni a noi medici”.
“Il nostro studio non parteciperà alla campagna di vaccinazione — fanno sapere dallo studio medico Parioli di via Giovanni Antonelli — la procedura è troppo complessa”.
LEGGI le 100 domande e le 100 risposte sul Covid a cura di DonatoriH24