27 Aprile 2020 - 15:11 . Fuori Quartiere . Scuola
L’Arma consegna il dono degli studenti di Roma Nord alle famiglie in difficoltà
VIDEO. Il Comandante De Venezia e la preside Nanni raccontano l’iniziativa
Anche la tecnologia si può donare in tempi del Covid-19. E può fare la differenza. Oggi, lunedì 27 aprile, l’istituto comprensivo “via Boccioni” – di cui fanno parte le scuole “Principessa Mafalda” di via Lovanio 13 e “Ippolito Nievo” in via Boccioni 12 – ha raccolto cinquanta tablet da destinare alle famiglie in difficoltà dell’istituto. I dispositivi serviranno a garantire agli studenti l’accesso alla didattica a distanza.
A consegnare i tablet nelle case sono stati i carabinieri della Compagnia Parioli, capitanati dal Comandante Alessandro De Venezia: “Oggi distribuiamo i dispositivi agli studenti meno abbienti dell’istituto, che potranno così seguire regolarmente le lezioni – spiega De Venezia a RomaH24 –. Abbiamo i contatti dei rispettivi domicili delle famiglie in difficoltà e come vedete non sono poche. Faccio i complimenti alla preside Matilde Nanni per la bellissima iniziativa”.
Il tema dell’accesso alla didattica a distanza in tempi del Coronavirus resta dunque molto sentito. La chiusura delle scuole, disposta dal governo per contenere i contagi, ha fatto emergere prepotentemente una problematica economica e sociale presente anche nel quartiere. Il grido d’allarme è arrivato proprio dalle famiglie meno abbienti, le quali si sono rivolte subito alle scuole per segnalare l’impossibilità di utilizzare le piattaforme indicate dai docenti.
“Su mille studenti, in cinquanta ci hanno chiesto i tablet – spiega la preside Matilde Nanni –. La nostra è una delle prime scuole della zona a essersi attrezzata per permettere anche a chi è in difficoltà di seguire le lezioni. Ci fa grande piacere. Ringrazio i carabinieri del Comando Parioli, grazie a loro queste consegne avverranno in piena sicurezza e nel rispetto delle misure restrittive”.
Non manca una considerazione della preside sull’argomento lezioni online: “Sono stati mesi particolari – racconta –. Alcuni studenti ci hanno sorpreso. Parlo ad esempio di quelli con bisogni educativi speciali che, grazie all’online, sono riusciti a esprimersi meglio. In generale, i nostri alunni hanno capito che la scuola manca e manca tanto e diciamolo, manchiamo anche noi professori”.