Prati | Roberto Gatto

Roberto Gatto e l’appello per il jazz italiano

di Daniele Petroselli

Il jazz non è musica popolare, se per popolare si intende il mondo del pop e del rock”. Così si apre il manifesto pubblicato da volti noti del jazz italiano e inviato al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini. E tra questi c’è una conoscenza del quartiere come Roberto Gatto.

L’artista, che vive nel quartiere ed è tra i protagonisti del volume di Typimedia “Prati in 100 personaggi (+1)”, insieme agli altri musicisti  ha deciso di intervenire chiedendo al governo di ripensare la bozza sui criteri di distribuzione del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) per il 2020 e 2021, che equipara il jazz alla musica popolare contemporanea. “Aprire il finanziamento statale alle grandi aziende dei concerti, scelta che non viene condivisa da nessun altro Paese europeo, significa mettere il jazz italiano in condizione di dover competere per l’assegnazione dei contributi non più con le associazioni di musica classica, affini per dimensioni e obiettivi, ma con l’industria multimilionaria e multinazionale della musica pop e rock“, si legge nell’appello.

In pratica, come ha ricordato Gatto e con lui altre decine di artisti, “significa disconoscere e mettere a repentaglio quanto il jazz italiano è riuscito a produrre, in questi anni, con una miriade di manifestazioni e dando visibilità a più generazioni di musicisti apprezzati in tutto il mondo”.

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