16 Aprile 2020 - 9:30 . Fuori Quartiere . Personaggi
Milena Vukotic: “Io, il cinema e la spesa in via Arno”
“Abbiamo fatto appena in tempo a concludere le riprese di Selfiemania. Ora ne approfitto per recuperare terreno, per sistemare casa e lavorare sui testi dei miei prossimi impegni”. Quando la pandemia di Covid-19 ha preso in ostaggio il nostro Paese, Milena Vukotic era già riuscita a portare a termine le riprese del suo novantottesimo film.
No-van-tot-to, a un passo dall’invidiabile traguardo dei suoi primi 85 anni: li compirà il 23 aprile, nella sua abitazione in via Salaria, a due passi da viale Liegi. Magnifica artista, è conosciuta soprattutto per il personaggio nazional-popolare di Pina, la consorte del ragionier Fantozzi. Un ruolo, questo, che eredita da Liù Bosisio. Nel libro “Trieste-Salario in 100 personaggi (+1) – Vite nel quartiere” (Typimedia Editore, 272 pagine, 16,90 euro), svela che a farla innamorare di quel mondo fatto di celluloide era stato l’incontro con Federico Fellini: “Ero rimasta stregata dal film “La strada”. Mi diedero una lettera di presentazione, ma fu del tutto inutile. Il maestro nemmeno la aprì”. A Fellini era bastata un’audizione per scoprire una stella.
Signora Vukotic, come sono le giornate di un’attrice al tempo del Coronavirus?
“Sono sempre molto piene. Sto approfittando di questa quarantena, se posso usare questo termine, per fare tante cose che avevo lasciato in sospeso. Ho rifatto ordine tra le mie carte, tra le mie letture. Questa situazione ci sta concedendo tanto tempo per riflettere”.
La pandemia ha interrotto qualche suo lavoro?
“Sono riuscita a concludere a febbraio le riprese di “Selfiemania”. È un film in cinque atti, la regia è di Elisabetta Pellini. Io e Andrea Roncato siamo i protagonisti di “L’amore nonostante tutto”, un episodio girato interamente in Sicilia: a Santo Stefano di Camastra, in provincia di Messina. Chissà quando potrà uscire nei cinema. È stata una pellicola impegnativa: i cinque episodi sono ambientati in nazioni diverse, dalla Russia all’Inghilterra, passando per l’Italia. Ci stiamo continuando a sentire con lo staff. Anche con lo stesso Andrea”.
Per restare in contatto, approfitta anche delle videochiamate?
“No, no (ride, ndr). Con loro parlo al telefono o ci mandiamo degli sms. Non ho molta simpatia per WhatsApp, anche se devo ammettere che è utile. A me piace però sentire la voce delle persone”.
A proposito di contatto umano, vivendo nel Trieste-Salario avrà saputo delle varie iniziative solidali avviate nel quartiere per le persone più fragili o quelle più povere.
“Assolutamente sì. Sono magnifiche. Nei momenti veramente difficili, viene fuori l’animo degli italiani. È emersa, in realtà, anche una disciplina inaspettata. Sono le poche cose positive che resteranno impresse, di questa pandemia, nella memoria del nostro Paese”.
La quarantena ha stravolto la sua giornata tipo?
“Continuo ad alzarmi presto la mattina. Mi occupo della casa e ogni tanto vado a fare la spesa al supermercato di via Arno. Andrei anche al mercato di via Chiana, ma è troppo lontano e le indicazioni sono quelle di non allontanarsi dalla propria abitazione. Il resto della giornata, leggo molto. E poi sto scrivendo la biografia di mia nonna materna. Preferisco, però, non dare dei dettagli su questo lavoro”.
Vede anche un po’ di tv?
“Sì, la sera. Seguo il Tg La7, guardo qualche vecchia pellicola e i documentari sull’arte. Specie quelli che sta trasmettendo Rai 5. Ascolto tanto anche Rai Radio 3”.
Ugo Ojetti, pioniere del giornalismo italiano, sosteneva che gli italiani vivono nel presente. Crede, invece, che serberemo ricordo di questo dramma e che questo ci renderà migliori?
“Usciremo da questa emergenza più saggi. Comprenderemo quanto si sta bene quando si sta bene. Dobbiamo ringraziare il cielo di essere vivi. Prima del Covid-19, secondo me non ci rendevamo conto della sofferenza che ci circondava”.
L’Italia sta per ripartire e sta per farlo con le librerie. Cosa significa, secondo lei?
“È un messaggio molto positivo. Ci si è resi conto che è la cultura a portare avanti il mondo. È il nutrimento della nostra anima. Ne avevamo bisogno”.