Prati | La Storia
25 ottobre 1943: a San Gioacchino si nascondono gli ebrei
di Sergio CampofioritoPercorrendo la navata centrale della chiesa di San Gioacchino ai Prati, alzando gli occhi si nota la bella volta a botte. Un’architettura classica dei nostri edifici di culto che però è scrigno di una delle storie più commoventi del quartiere, quella della cosiddetta “Sezione aerea Gioacchino”.
Salendo al quarto piano, si raggiunge la base della cupola in cui si alza una scala a chiocciola che permette di arrivare a uno stanzone, collocato tra la volta a botte e il tetto. In questo antro salvifico, tra il 25 ottobre 1943 e il giugno del 1944, trovano rifugio ebrei, ricercati politici, militari senza più esercito. È uno spazio misero in cui possono restare fino a quindici persone contemporaneamente, su una delle pareti qualcuno ha inciso: “3 novembre: murati”.
Come ricorda una targa affissa alle mura esterne, sono passati esattamente 76 anni. I protagonisti di questa vicenda sono due religiosi, padre Antonio Dressino, il parroco, e suor Maria Bernès e due laici, Pietro Lestini e sua figlia Giulia. L’ingegner Lestini è colui che ha ideato il nascondiglio segreto, ricordando perfettamente la struttura della chiesa di cui ha diretto i lavori di restauro e manutenzione. Prima della creazione della sezione aerea, era il teatrino parrocchiale.
Nessuno, tranne coloro che sono direttamente coinvolti, sa dello stanzone nella soffitta di San Gioacchino, l’unico contatto con l’esterno è attraverso il rosone del timpano che viene aperto soltanto di notte. Lettere e messaggi vengono recapitati a parenti e amici, ma solo dopo il nulla osta di Lestini che censura ogni eventuale riferimento al nascondiglio. “Sento molto la tua mancanza – scrive un uomo alla sua amata – specie quando odo cantare il vostro gallo” è una delle frasi che non passeranno, la casa della ragazza, infatti, si trovava proprio a ridosso della parrocchia.
Si salvano così, grazie al coraggio di quattro uomini che non si arrendono alla tenebra, tante persone. Tra gli altri tre ebrei, Arrigo Finzi, poi professore ad Haifa, Gilberto Finzi, futuro psichiatra, e il più giovane tra tutti, il quindicenne Leopoldo Moscati.
Questa vicenda è rimasta obliata per circa quarant’anni, fino a quando padre Ezio Marcelli ha voluto indagare, riportando alla luce l’operato dei quattro giusti tra le nazioni.