Prati | Francesco Grappone
Grappone: “Così aiuto le vittime dei narcisisti”
di Cristiana Ciccolini
Aiuta le vittime di narcisisti patologici. Francesco Grappone è uno psicologo e uno psicoterapeuta specializzato in analisi transazionale. Lavora in Prati, ha uno studio in circonvallazione Trionfale 145.
Qui segue pazienti con disturbi di personalità, come la dipendenza affettiva, molto diffuso soprattutto nel panorama femminile e che genera dinamiche disfunzionali all’interno delle relazioni amorose. Spesso, quindi, Francesco entra in contatto con donne intrappolate da anni in storie “malate” con partner affetti da disturbo narcisistico di personalità o che presentano importanti tratti antisociali. “Alla base del problema – spiega – sussiste la convinzione, da parte di queste donne (e uomini) di non essere “meritevoli di amore”, con ripercussioni anche in altri ambiti”.
Relazioni che possono sfociare nella violenza di genere e che quindi producono gravi danni all’autostima della vittima. “Oggi, di disturbo narcisistico della personalità se ne parla molto – continua – perché la nostra è una società narcisistica che porta ad esasperare il disturbo, quando presente”.
“Ho sempre avuto molta curiosità per l’animo umano, per la mente. ho a che fare con i segreti più nascosti delle persone, spesso sconosciuti anche a loro stesse”.
Un altro tema con il quale si trova a confrontarsi frequentemente è quello legato alla sfera dell’ansia. In particolar modo si trova a incontrare persone, sia uomini che donne, che soffrono di attacchi di panico. “La richiesta di aiuto per questo tipo di problema – spiega – è in sensibile aumento”.
Già da bambino lo psicologo aveva chiara la sua strada. “Mia madre – racconta – mi regalava dei libri che stimolavano l’introspezione: Il Profeta di Gibran è stato uno di quelli che mi ha offerto l’opportunità di fare profonde riflessioni. La prematura perdita di mio padre è stata la spinta finale per scegliere Psicologia, ma penso abbia influito anche la mia propensione all’ascolto, che in tanti, già da ragazzo, mi riconoscevano. Un talento che ho voluto esprimere fino in fondo”.