27 Dicembre 2020 - 13:06 . FuoriQuartiere . Curiosità
Via Cavalleggeri, il presepe dei netturbini compie 48 anni: questa la la sua storia
È il presepe dei Papi, dei romani e dei netturbini. Quest’anno la sua visita alla sede Ama di via dei Cavalleggeri sarà sospesa causa Covid, ma possiamo approfittarne per scoprire la storia di un luogo caro a molti. È il 1972 quando il netturbino Giuseppe Ianni decide di realizzare un grande presepe per la cittadinanza: “Verrà a vederlo anche il Papa”, sogna lui mentre lo realizza. Molti colleghi lo guardano con scetticismo, ma poi, un po’ alla volta si lasciano coinvolgere, al punto da sacrificare le il loro tempo libero, anche la sera tardi, per aiutare Ianni nel suo lavoro. Così in tre mesi viene riprodotta fedelmente la Natività di Betlemme.
COME È STATO REALIZZATO
Le costruzioni della Palestina vengono realizzate proprio come si faceva 2000 anni fa in Palestina, con malta e tufo. Le botteghe nascono ispirandosi ai racconti biblici, e simboleggiano episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Guardandolo da destra verso sinistra si passa dalla Bibbia al Vangelo. Da sinistra verso destra è invece possibile leggere tutta la genealogia di Gesù. Alle pareti sono incastonate 2234 pietre, di cui 350 provenienti da ogni parte del mondo per simboleggiare l’unione dei popoli, tra le quali vi è anche una pietra lunare e una del pianeta Marte – tutte certificate -, di cui alcune sono state donate.
IL PRESEPE
Arricchito ogni anno di nuovi particolari, a colpire sono i numeri: questo piccolo scorcio di mondo riunisce 100 case, tutte illuminate, costruite con ingegnosa maestria in pietra di tufo e lastre di selce – i sampietrini -. Le abitazioni sono curate nei dettagli con porte, finestre e balconcini. Poi troviamo un caminetto fumante, 54 metri di strade in lastre di selce, 3 fiumi lunghi complessivamente 9,50 metri, 7 ponti, e 4 acquedotti in tufo lunghi 18 metri, sostenuti da ben 38 arcate. L’acquedotto più piccolo è realizzato in tufo, gli altri tre con frammenti di marmo del colonnato e della facciata della Basilica di San Pietro, ricevuti nel 1979 grazie a Sua Eminenza il Cardinale Virginio Noé, in occasione del restauro dello stesso colonnato berniniano.
Completano la Sacra rappresentazione: 4 sorgenti d’acqua, 2 pareti umide che formano stalattiti, 1 pozzo con acqua sorgiva, 730 gradini, dei quali oltre 400 realizzati con il marmo proveniente dal colonnato di San Pietro e i restanti con pietre della Birmania, di Betlemme e degli storici Santuari di Greccio e di San Giovanni Rotondo. Infine: 24 grotte scavate nella roccia sono adibite a stalle o ripari per i pastori con le loro greggi, altre a magazzini contenenti damigiane di vino e di olio; 50 sacchi cuciti con maestria e donati al presepe da una nobile romana sono colmi di cereali, sale e farina
I VISITATORI ILLUSTRI
Papa Giovanni Paolo II non ha mai mancato all’appuntamento natalizio con Ianni e i suoi colleghi netturbini. Per ben 24 anni, dal 1978 al 2002 è venuto qui a pregare ogni Natale.
Ma sono tante le personalità che hanno visitato il presepe negli anni: papa Paolo VI nel 1974, Madre Teresa di Calcutta nel 1996, papa Benedetto XVI nel 2005, Giorgio Napolitano nel 2007 e tutti i sindaci della Capitale, da Luigi Petroselli in poi.
Ma a impressionare sono i dati sull’affluenza di persone. Nell’arco degli anni, oltre due milioni, tra romani e turisti, hanno reso omaggio all’opera dei netturbini, raccogliendosi in preghiera in questa semplice sede Ama a pochi passi da San Pietro.