25 Maggio 2022 - 7:30 . Montesacro . Curiosità

Romano Bomboniere, addio alla titolare Pina. Le figlie: “Porteremo avanti il negozio storico di via Scarpanto”

Romano Cartoni e sua moglie Pina davanti il negozio di via Scarpanto in occasione dei 50 anni di attività
Romano Cartoni e sua moglie Pina davanti il negozio di via Scarpanto in occasione dei 50 anni di attività

di Marco Barbaliscia 

Il quartiere piange la scomparsa di Giuseppa (Pina) Romano, volto familiare del nostro territorio che per oltre mezzo secolo ha servito i suoi clienti con amore e passione. La signora era la titolare di ‘Romano Bomboniere’, bottega storica di Montesacro sita in via Scarpanto 9, di fronte alla stazione della Metro B1 Jonio. Il piccolo ma prezioso negozio accogliente, ricco di oggetti curiosi e particolari, però, non chiuderà.

A portare avanti l’attività di famiglia ci sono ora Raffaella e Antonella Cartoni, figlie di Romano e Pina, che nel 1965 (ovvero ben 57 anni fa) aprirono il loro negozio di via Scarpanto, gestendolo con cura e dedizione sino alla fine dei loro giorni. Una passione innata, tramandata di generazione in generazione. Il negozio è ricco di oggetti, idee regalo e bomboniere. Il tutto è impreziosito dal lavoro a mano dei gestori che realizzano le confezioni e si occupano delle personalizzazioni.

Intenta a lavorare dietro la sua piccola scrivania incrociamo Raffaella, che senza staccare gli occhi dalle sue creazioni ha voluto condividere con Roma H24 la storia di ‘Romano Bomboniere’ e l’amore che il quartiere le ha donato dopo la scomparsa di mamma Pina, per tutti la ‘signora Romano’.

Raffaella, ‘Romano Bomboniere’ è un’istituzione nel quartiere. Qual è la sua storia? 

“‘Romano Bomboniere’ ha aperto in via Scarpanto nel 1965. Papà Romano e mamma Pina lo inaugurarono insieme, in un’epoca dove questa zona era ancora povera di abitazioni e negozi. Mio padre aveva la mente imprenditoriale e intravide in questa zona del potenziale di crescita. Tanti giovani iniziavano a prendere casa in queste strade e così sfruttarono la scia per portare qui le loro idee”.

Mezzo secolo di vita, qual è il segreto della longevità della vostra bottega? 

“La nostra attività ha visto scorrere davanti alle sue vetrine la storia del quartiere. Ricordo quando qui c’era il Mercato Val Melaina, che con le sue bancarelle attirava gente da tutta Roma. Mamma e papà, nel corso degli anni, non hanno però mai cambiato la loro mentalità e questa è stata la loro forza. La gestione del negozio si è sempre basata su prezzi popolari, puntando sulla quantità, comprando merce all’ingrosso. La clientela ha apprezzato il loro lavoro, evidenziandone la qualità e la professionalità. Gli anni ’70 e ’80 sono stati i più fiorenti, poi sono iniziate le difficoltà”.

Ci sono stati, quindi, periodi difficili? 

“Assolutamente, ma i miei genitori hanno sempre stretto i denti, credendo nella forza del loro lavoro. Gli anni 2000 sono iniziati in salita e la scalata non è ancora finita. Prima è andato via il mercato, poi nel 2001 la tragedia di via Ventotene ha portato a lunghe chiusure della nostra strada. Nel 2009 sono poi iniziati i lavori per la Metro Jonio che, fino al 2015, hanno causato limitazioni al traffico e problemi a tutti i commercianti. Sono questi gli anni nei quali ho cominciato ad affiancare i miei genitori al negozio, mentre mia sorella ci ha raggiunti qualche tempo dopo”.

Facendo un passo indietro, che legame si era creato tra il quartiere e sua mamma? 

“Mamma era siciliana. Si trasferì a Roma quando aveva 18 anni e qui ha conosciuto papà. Insieme aprirono un negozio di bomboniere al Villaggio Olimpico poi, nel 1965, con i soldi della vendita di quell’attività, si insediarono qui a via Scarpanto. Mamma era una di quelle persone che subito creava empatia con gli altri: sapeva consigliare i clienti, ma anche farsi rispettare. Negli ultimi tempi la malattia l’aveva costretta in casa. I clienti, quando entravano, guardavano sempre l’angolo in fondo a sinistra del negozio perché sapevano che quello era il suo posto. Non vedendola, chiedevano informazioni e portavano i loro saluti. La sera, tornando a casa, raccontavo tutto a mamma che, anche se lontano fisicamente, è rimasta in questo modo vicina al negozio e ai suoi clienti sino all’ultimo giorno”.

Cinquantasette anni di attività: c’è un aneddoto che ricorda con il sorriso? 

“Ce ne sono tanti. Ricordo, ad esempio, che alcuni anni fa venne a trovarci in negozio la moglie di Walter Veltroni con una delegazione di donne straniere, ambasciatrici di paesi esteri a Roma. Mamma si mise a fare davanti a loro le nostre confezioni per insegnare la nostra arte e far conoscere la tradizione della bomboniera”.

Quali segreti ha rubato ai suoi genitori? 

“I miei genitori mi hanno insegnato che il nostro è un lavoro che non si può improvvisare. Se devo associare una parola al ricordo di mia madre scelgo ‘sacrificio’: lei, così come mio padre, ha sempre dato tutto quello che aveva per il negozio e la famiglia. Questo locale lo vivo come fosse casa mia. Da piccola ricordo che dopo scuola i miei genitori volevano lasciarmi dai nonni, ma io insistevo per stare con loro in negozio. Ho sempre nutrito grande ammirazione per il loro lavoro. Il passaggio di testimone è stato graduale e naturale. Papà Romano ci ha lasciati un anno e mezzo fa, ma il suo esempio ci guida tutti i giorni. Da mamma ho imparato che bisogna andare oltre il servizio e al rapporto venditore-cliente: bisogna parlare con le persone e cucire una rete di rapporti personali molto forte”.

‘Romano Bomboniere’ continuerà, quindi, la sua attività? 

“Certo. Io e mia sorella Antonella vogliamo portare avanti il progetto dei nostri genitori. Loro hanno sempre voluto un negozio a gestione familiare e che il nome di Romano non venisse dimenticato. Piano piano ci facciamo spazio nel loro mondo, inserendo nuove idee ed articoli ma sempre con la cultura e lo spirito di papà Romano e mamma Pina. Volevo ringraziare tutte le persone che in questo momento di lutto ci sono state vicine. Sulle pagine social il messaggio di cordoglio ha avuto più di settemila visualizzazioni. L’amore che mamma ha messo nel suo lavoro le è tornato tutto indietro, e questo mi rende molto felice”.