20 Marzo 2021 - 7:37 . Montesacro . Ambiente
Marcigliana, cinghiali messi all’asta. Roma Natura: “Squilibrio di specie, è un danno”
di Valerio Valeri
La presenza di cinghiali nei quartieri di Roma è ormai una realtà non ignorabile. A Montesacro in particolare le famiglie di ungulati sono decine e interessano particolarmente le zone di Cinquina, Cesarina, Settebagni, Casal Boccone, ovvero quelle che confinano con l’immensa riserva della Marcigliana, habitat naturale per gli animali selvatici.
L’Ente Roma Natura, che gestisce tra i vari parchi anche quello della Marcigliana, insieme alla Regione Lazio con una determinazione del 27 febbraio scorso hanno deciso di mettere all’asta tutti gli esemplari di cinghiale catturati all’interno del parco, al costo di un euro al chilo, ovviamente vivi. Il motivo? Lo spiega Maurizio Gubbiotti, presidente di Roma Natura.
“Nella Mission di ogni parco – spiega a Roma H24 – c’è l’obbligo di intervenire quando si creano squilibri di specie. Il cinghiale è in sovrannumero, la crescita è esponenziale e quindi abbiamo deciso di intervenire con un piano di contenimento che fronteggi danni ecologici, alla biodiversità e all’ambiente“. Questi piani sono in concerto con la Regione (che è responsabile della flora e della fauna selvatica del territorio) e con l’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. “L’obiettivo è quello di ridurre il numero di capi selvatici all’interno della riserva – continua Gubbiotti – e ovviamente privilegiamo la cattura e non l’abbattimento. In un secondo step, abbiamo deciso di intraprendere la strada della vendita, tramite asta, dei cinghiali vivi ad aziende che si occupano della trasformazione in carne. A mio parere è un modo meno stressante di trattare l’esemplare, perché l’alternativa sarebbe cederli ad azienda faunistico venatorie, che li rimetterebbero in libertà solo per farli cacciare”.
L’Oipa (organizzazione internazionale protezione animali) non ha preso bene la decisione di Roma Natura e della Regione. “Anche in amministrazioni locali che si dichiarano ambientaliste – si legge in una nota – , ancora si ricorre a procedure amministrative non etiche nelle quali gli animali sono considerati meri oggetti”. “L’apertura delle buste si è svolta lo scorso 9 marzo – racconta la delegata dell’Oipa di Roma, Rita Corboli -. Nella gestione della fauna della Capitale e della Regione ancora siamo molto lontani dal recepimento del Trattato di Lisbona del 2007, che tutela gli animali in quanto ‘esseri senzienti‘”. “Chiediamo alla Regione Lazio e agli enti di gestione delle riserve che non si ricorra più a queste procedure – conclude Corboli – e che si passi a una gestione etica della fauna della nostra Regione”.
Ma Gubbiotti ribadisce l’emergenza che vivono i nostri territori. “Ci sono intere zone che insistono praticamente all’interno dei parchi naturali romani – prosegue – e la gente che ci vive ha a che fare giornalmente con esemplari che, non volendolo intenzionalmente, possono essere molto aggressivi. Gli esemplari presenti nel Lazio e non solo sono provenienti dall’est Europa, immessi dai cacciatori che avevano quasi del tutto estinto il cinghiale italiano maremmano, che era più piccolo e meno prolifico. Questi invece arrivano a 150 kg di peso nei maschi, sono più competitivi e aggressivi e si riproducono con una velocità incredibile: le femmine vanno in calore due o tre volte l’anno e fanno fino a 15 cuccioli ogni volta“. La situazione dei rifiuti nelle zone urbane, poi, non aiuta. Le strade della Capitale per i cinghiali sono tavole imbandite che li attirano fuori dagli habitat naturali a caccia di cibo, diventato ormai scarso nelle riserve dove i competitori sono troppi.
“Io ho anche dato la mia disponibilità all’Oipa come ad altre associazioni animaliste – confida Gubbiotti – a siglare un protocollo che prevede da parte loro la presa in carico dell’animale catturato e la cura in un luogo protetto fino alla fine naturale della vita. Abbiamo fatto vari incontri, ma il documento non si è mai firmato perché l’Oipa non mi ha ancora garantito di essere in grado di portare avanti un discorso del genere“.
“Non è che il parco sta vendendo animali selvatici per guadagnarci sopra – conclude il presidente di Roma Natura – . La vendita avviene semplicemente perché c’è un animale catturato che viene ceduto alle aziende di trasformazione. Non è possibile continuare a farli vivere liberi tutti quanti e riprodurre senza freni, è un danno ecologico ed economico anche per le aziende agricole presenti nei parchi. Una volta che le specie tornano in equilibrio, allora si può discutere di sperimentazioni relative alla sterilizzazione“.
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