25 Dicembre 2020 - 18:37 . Montesacro . Curiosità

Vi sveliamo perché Ponte Tazio si chiama così

Ponte Tazio, foto tratta dal libro "Montesacro. Le 100(+1) Meraviglie" (Typimedia Editore)
Ponte Tazio, foto tratta dal libro "Montesacro. Le 100(+1) Meraviglie" (Typimedia Editore)

Ponte Tazio è la porta di accesso al quartiere. Una lingua di tufo, calcestruzzo e muratura che viene costantemente attraversata dalle automobili che sfrecciano accanto ai pedoni. Chiunque lavori, viva o semplicemente si trovi a visitare Montesacro è passato da lì. Molti lo attraversano, ma in pochi sanno che il ponte prende il suo nome da una figura antica e leggendaria, sebbene sia stato costruito negli anni Venti per sostituire l’antico Ponte Nomentano, inadatto al traffico veicolare. 

Di chi stiamo parlando? Del re dei Sabini Tito Tazio. Il sovrano, dopo il ratto delle Sabine, avvenuto secondo quanto riportano le fonti il 21 agosto del 749 a.C., decise di vendicarsi e di muovere guerra contro Roma e prendere la cittadella fortificata del Campidoglio. Non è difficile pensare che il re e il suo esercito in armi siano passati proprio dove ora sorge oggi ponte Tazio per attaccare Roma. Consapevole del fatto di non poter conquistare la città con la forza, il sovrano gioca d’astuzia. 

Il ratto delle sabine raffigurato da Nicolas Poussin

La rocca del Campidoglio, infatti, è custodita da Spurio Tarpeo che ha una figlia, Tarpea. È lei a indicare a Tazio il modo più semplice per penetrare nella fortezza, con la promessa di ricevere in cambio grandi ricchezze. La guerra, però, ha un esito inaspettato: la fusione dei due popoli. A determinarlo sono le donne sabine rapite dai romani: durante la battaglia di lago Curzio si gettano sui combattenti, supplicandoli di deporre le armi e di non uccidersi tra suoceri e generi: il destino dei due schieramenti, infatti, si è ormai intrecciato. 

Tito Tazio regna così al fianco del re di Roma, Romolo, per sei anni (in realtà gli scontri con i popoli Sabini storicamente proseguono almeno fino al 505 a.C.) e, oltre a essere stato un “co-sovrano” di Roma, può vantare oggi anche un ponte, tra i più famosi della città, che porta il suo nome. 

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