27 Luglio 2022 - 17:44 . Cronaca

Morto l’uomo ricoverato al Santo Spirito per una crisi epilettica. La lettera della moglie a RomaH24: “Abbiamo vissuto un calvario”

L'Ospedale Santo Spirito in Sassia
L'Ospedale Santo Spirito in Sassia

È morto tra le 10.30 e le 11 di oggi, 27 luglio, l’uomo di 66 anni ricoverato all’ospedale Santo Spirito in Sassia per una crisi epilettica lo scorso 27 maggio. La moglie, G.L., aveva inviato una lettera alla nostra redazione alcuni giorni fa, per raccontare il suo calvario: “Da settimane la mia famiglia sta vivendo un incubo: mio marito, ricoverato al Santo Spirito per una crisi epilettica, ora non è più in grado di muoversi, parlare e nutrirsi da solo” (qui il testo integrale della lettera). 

Contattata più volte dalla nostra testata, la Asl 1, che gestisce il presidio ospedaliero del Santo Spirito, ha risposto alle 13.13 di oggi (dunque almeno due ore dopo la morte del paziente) con questo messaggio: “Ci teniamo ad esprimere la solidarietà e la vicinanza della Azienda e in particolare dell’équipe alla famiglia, che naturalmente invitiamo a contattarci per ogni elemento utile a chiarire la situazione complessa di un paziente così fragile. Ci preme sottolineare che tutti i bisogni assistenziali sono stati comunicati quotidianamente alla famiglia stessa e sono stati presi contatti anche con il medico curante ed il geriatra curante, proprio per condividere con i medici di fiducia il nostro operato. Restiamo a disposizione.”.

Sul corpo del paziente è stata disposta l’autopsia, che sarà effettuata al San Filippo Neri. 

G.L. racconta nella sua lettera le tappe del ricovero del marito al Santo Spirito: arrivato il 27 maggio al pronto soccorso, dopo tre giorni è stato trasferito al reparto Breve osservazione “e poi, il 6 giugno, in quello di Medicina. Arrivato al reparto ci hanno comunicato che aveva contratto la polmonite (presumibilmente ab ingestis) e che la condizione era a rischio vita – scrive –. In questo periodo, in cui ha contratto anche la klebsiella, ci hanno sconsigliato di portarlo a casa ma di trasferirlo in hospice e, dopo il mio rifiuto, hanno fatto richiesta per trasferirlo in RSA post acuzie. L’11 luglio scorso doveva essere trasferito al policlinico Italia ma il giorno prima è subentrata la febbre causata da un’infezione di candida nel sangue e, dulcis in fundo, ha contratto anche il Clostridium”.

Nel testo, la donna spiega anche che durante il ricovero il marito non era più in grado di coordinare gli arti, parlare o muoversi: “La primaria del reparto ha testualmente affermato che lo shock che ha subìto ha fatto progredire l’Alzheimer (che il paziente aveva ad uno stadio iniziale, ndr) di almeno 5 anni. Shock provocato dai giorni di contenzione e dal bombardamento di farmaci in quantità praticamente da  sperimentazione con l’obiettivo di bilanciare il dosaggio”.

La lettera si concludeva con una domanda: “Si può diventare un vegetale, o morire, per una crisi epilettica?”.

LEGGI: La lettera completa