13 Giugno 2022 - 16:02 . Cronaca
“Eugenio Fasano ucciso a calci e pugni”: parla il dottor Labella, autore della perizia richiesta dalla famiglia del maresciallo
di Redazione
Il maresciallo dei carabinieri Eugenio Fasano non morì in seguito all’attività sportiva. Ad ucciderlo sarebbe stata invece un’aggressione fisica con pugni e calci nello spogliatoio di un circolo sportivo dei Parioli, dopo una partita di calcetto. Lo afferma la perizia medico-legale che il dottor Donato Labella ha redatto in qualità di perito di parte della famiglia del carabiniere 43enne, deceduto il 24 gennaio 2019 in circostanze ancora tutte da chiarire.
Due giorni prima del decesso, Eugenio Fasano, che presta servizio nella caserma di via Clitunno, quartiere Trieste–Salario, partecipa a una partita di calcetto tra colleghi. Non è la prima volta: è uno sportivo e ama allenarsi. Quel pomeriggio al circolo Antico tiro a volo di via Vajna, però, il carabiniere gioca la sua ultima partita. Secondo la versione ufficiale, dopo l’incontro Fasano ha un malore. Come ricostruito da RomaH24, sul posto viene chiamato prima un medico dell’Arma e solo dopo il 118. Il carabiniere arriva al pronto soccorso del Policlinico Umberto I un’ora e mezzo dopo il presunto malore. Con lesioni che appaiono difficilmente attribuibili a un infarto. “Dopo l’esame dei dati e dei documenti visionati, nessun medico si sentirebbe di affermare, come gli illustri colleghi del CTU (Consulenza tecnica d’ufficio, ndr), che il decesso del signor Fasano Eugenio rappresenta una morte improvvisa da sport con assoluta certezza – scrive Labella nella perizia medico legale –. Non solo non c’è la assoluta certezza, ma ci sono molti dubbi”.
La perizia medico-legale fa parte della documentazione inviata dalla famiglia del maresciallo Fasano alla Procura della Repubblica di Roma, per chiedere che il caso non venga archiviato. Fin da subito, infatti, i familiari del carabiniere non hanno creduto alla versione del decesso per un malore. E, per fare luce sul caso, hanno presentato una denuncia che ha portato all’apertura di due diversi fascicoli: uno sul tavolo della Procura della Repubblica, l’altro su quello della Procura militare di Roma. Quest’ultima, però, dopo una serie di indagini ha richiesto l’archiviazione e inviato tutta la documentazione a piazzale Clodio. Ora anche la Procura della Repubblica si appresterebbe ad archiviare il caso. La famiglia di Fasano, tramite l’avvocato Donato Santoro, ha però presentato una richiesta di opposizione. Il 22 giugno, dunque, si terrà la Camera di Consiglio, richiesta dalla famiglia di Fasano, determinata a far luce sul caso.
I dubbi sulla morte del maresciallo partono, innanzitutto, da quel volto tumefatto con cui arriva in ospedale. Il carabiniere presenta “una ecchimosi nella zona orbitario-zigomatica sinistra” come precisa Labella, e “una ferita lacero-contusa verticale sul labbro inferiore” si legge nella perizia. “Voglio ricordare che le lesioni descritte – sottolinea il medico – sono le sedi solite dove lasciano il segno dei corpi contundenti, come per esempio dei pugni”.
Non solo: nella perizia si evidenzia anche che, tra le lesioni che Fasano presenta, ci sono anche “le fratture degli archi antero-laterali compresi fra la II e la VII destra”. Ferite, queste, che “possono bene indirizzare verso l’ipotesi di una aggressione fisica. Infatti le estremità delle coste fratturate a livello della II III e IV costa di destra sono sovrapposte nella Tac – si legge ancora nella perizia –. Un massaggio cardiaco, pur intenso e prolungato, può fratturare le coste, ma non sicuramente far si che i capi fratturativi si sovrappongano. Per sovrapporsi, i capi fratturativi delle coste, è necessario che si rompano verso l’interno del torace con una energia maggiore, più concentrata e su una superficie più ristretta (per esempio un calcio che agisce in questo modo dall’esterno verso l’interno)”.
Sul corpo del maresciallo è presente anche un enfisema massivo: “Lo ritroviamo esteso fino al collo e al braccio destro, suggerendo l’ipotesi di più colpi ricevuti sul corpo” riporta Labella, Il medico, in conclusione, sostiene che l’infarto non sia stata la causa primaria della morte di Fasano, ma la conseguenza di un altro evento: traumatico o psicogeno (se c’è stata una minaccia esterna o una emozione intensa di paura o spavento) o tossico (ingestione o somministrazione di sostanze). “L’autopsia non richiesta e quindi non fatta ha eliminato le VERE prove per escludere anche probabilisticamente gli eventi traumatici” conclude il medico.
Del caso Fasano, che RomaH24 ha raccontato per prima, si sono occupate anche Repubblica, Il Messaggero, Fanpage, e Romatoday. Il 15 dicembre 2021, inoltre, anche la trasmissione “Chi l’ha visto?” ha mandato in onda un servizio dedicato al giallo della morte del maresciallo. Nel quartiere Trieste-Salario un albero piantato dai residenti con una targa dedicata al maresciallo, ricorda la sua figura e il legame con la comunità.
Il 22 giugno si terrà la Camera di Consiglio, richiesta dalla famiglia del maresciallo, per chiedere che il caso non venga archiviato e che si faccia luce, una volta per tutte, su cosa sia accaduto veramente dopo quella partita.
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