10 Marzo 2023 - 13:19 . Cronaca
Caso Eugenio Fasano, è scontro tra perizie. La pm chiede l’archiviazione, ma la famiglia si oppone. L’udienza il 15 marzo
Scontro tra perizie sul caso del maresciallo dei carabinieri Eugenio Fasano, scomparso a 43 anni dopo una partita di calcetto con i colleghi, in circostanze ancora da chiarire. Cosa accadde nello spogliatoio è al centro della contesa giudiziaria. Il 15 marzo è prevista l’udienza davanti al Gip, che deciderà se procedere con le indagini o archiviare il caso. I fatti avvennero il 24 gennaio 2019. A distanza di oltre quattro anni il caso sembra tutt’altro che chiuso. Il 22 giugno 2022 il Gip, Nicolò Marino aveva disposto che il pubblico ministero, Roberta Capponi, effettuasse tutte le indagini suppletive necessarie a vederci chiaro sulla vicenda, a partire dall’autopsia sul corpo del carabiniere, che non era mai stata effettuata prima.
L’obiettivo era uno: chiarire una volta per tutte come fosse morto il maresciallo Fasano. Secondo la perizia dei Ctu (consulenti tecnici d’ufficio) la morte sarebbe da imputarsi “ad un arresto cardio-respiratorio terminale da insufficienza multi-organo e shock cardiogeno conseguente ad un infarto acuto del miocardio in soggetto sottoposto ad angioplastica primaria” scrivono i medici Vincenzo Arena e Nicola Silvestri nelle conclusioni del documento. Quindi, una morte naturale.
Mentre il consulente tecnico di parte nominato dalla famiglia del carabiniere, il dottor Giuseppe Merolla, nelle conclusioni della sua perizia ricostruisce uno scenario differente, che avrebbe caratterizzato le ultime ore di vita del carabiniere, a partire da un “probabile diverbio con partecipante alla partita di calcetto del 22 gennaio 2019, seguito da probabile contatto fisico provato da multiple fratture costali”. A cui sarebbe poi seguito un “malore per crisi stenocardica in soggetto con coronaropatia non nota (…)”, un “arresto cardiaco con asistolia protrattasi almeno per oltre 30 minuti prima che E.F. potesse ricevere cure adeguate” e, infine, un “imponente emo-pneumo-torace per lacerazione dei foglietti pleurici da moncone di frattura della quinta costa di destra”. La tesi di Merolla propende, dunque, per una tempesta di calci e pugni.
Qual è, dunque, la verità? Per la pm Roberta Capponi non ci sono dubbi: il caso va archiviato per “infondatezza della notizia di reato”, scrive nella richiesta di archiviazione. Ma la famiglia del maresciallo non ci sta, si oppone all’archiviazione e continua a sostenere una sola tesi: Fasano è stato aggredito con calci e pugni. Cosa succederà ora? Sarà il Gip a decidere se procedere con le indagini o archiviare il caso: l’udienza è fissata per il prossimo 15 marzo.
RomaH24 ha per prima raccontato il giallo della morte del maresciallo Fasano, che prestava servizio nella caserma di via Clitunno ed era amato dal quartiere in cui viveva, il Trieste-Salario. Marito e padre di due bambine, Fasano amava lo sport. Le partite con i colleghi erano quasi un appuntamento fisso. In quel pomeriggio del 22 gennaio 2019 al circolo Antico tiro a volo di via Vajna, però, Eugenio gioca l’ultima partita della sua vita.
Secondo la versione ufficiale, quella che non ha mai convinto la famiglia del carabiniere, dopo l’incontro sul campo, Fasano ha un malore. Sul posto viene chiamato prima un medico dell’Arma e solo dopo il 118. Il carabiniere arriva al pronto soccorso del Policlinico Umberto I un’ora e mezzo dopo il presunto malore. Con lesioni che appaiono difficilmente attribuibili a un infarto. Nella cartella clinica risultano 11 costole fratturate, una lesione a un’arteria, la perforazione di un polmone e dello sterno.
Lo scorso anno, il caso del maresciallo Fasano è approdato anche in parlamento: nel corso della seduta del 16 giugno 2022 l’ex senatore ed ex presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra ha presentato un’interrogazione a risposta scritta sul giallo del maresciallo.
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