22 Settembre 2021 - 12:02
Abbiamo chiesto a un esperto di comunicazione di valutare i manifesti elettorali dei candidati sindaco di Roma
Il 3 e il 4 ottobre i romani saranno chiamati a eleggere il nuovo sindaco della Capitale. Sono quattro, secondo i sondaggi, i candidati favoriti: Carlo Calenda (Azione), Roberto Gualtieri (Centrosinistra), Enrico Michetti (Centrodestra), e la sindaca uscente Virginia Raggi (Movimento cinque stelle).
Abbiamo chiesto a Paolo Nocchi, direttore creativo, creative strategist e copywriter per progetti cross mediali con un’esperienza di quasi 20 anni nell’ambito della comunicazione, di analizzare e valutare l’efficacia dei manifesti elettorali scelti dai quattro “big” di queste elezioni.
Premessa
Le due alternative che sembrano avere i candidati italiani, che siano per elezioni regionali o politiche o amministrative, poco importa), sono copiare gli slogan altrui (es. Veltroni 2008 “Si può fare” il “Yes we can” tarocco; Salvini “Prima gli Italiani” la “America first” de noiantri) o limitarsi a esporre la propria faccia e una frase.
I cartelloni dei quattro principali candidati alla poltrona di sindaco di Roma optano tutti per quest’ultima soluzione, dimostrando l’inadeguatezza di tutto un sistema che sembra non aver capito quanto sia importante, oggi, comunicare in modo efficace.
E adesso invito tutti voi a fare questo esperimento: prendete i cartelli elettorali di ogni candidato e immaginate che sul manifesto ci sia la vostra foto (o quella di chi volete voi). Il messaggio ha lo stesso valore? Se sì, il candidato in questione ha buttato via i soldi.
Fatta questa premessa, ecco le pagelle dei cartelloni elettorali.
CARLO CALENDAProvate a sostituire il volto di Calenda con quello di Buster Keaton, il comico famoso perché non sorrideva mai. Sui cartelloni il candidato di Azione indossa un sorriso che risulta parecchio forzato e anche un po' inquietante, visto che non è sostenuto dagli occhi, che restano piuttosto freddi. Il problema, comunque, è quello che in marketing chiamiamo “brand realiability”: l’affidabilità del brand. Calenda può affermare di dichiararsi il paladino della serietà, tanto che pare che ce l’abbia solo lui? Difficile da dire, forse perché gli attacchi alla sua storia, personale e politica, che gli fanno i suoi competitors risultano più efficaci e credibili della sua comunicazione. Voto del manifesto: 4
ROBERTO GUALTIERILui che guarda lontano e la frase “Roma. E tutti noi.” Faccia da bonaccione con sorriso annesso. Mi viene in mente la famosa campagna elettorale di Mitterand, curata da Séguéla, uno dei più grandi pubblicitari di tutti i tempi, che consigliò al candidato socialista all’Eliseo, in svantaggio di voti sul presidente Giscard d’Estaing, di non parlar male dell’avversario e di rassicurare l’elettorato moderato con lo slogan “Una forza tranquilla”. La foto di Gualtieri sembra quasi ispirarsi a quella, con un pessimo risultato. E poi, la frase “Roma. E tutti noi”. Ma che vuol dire? Oltre a lui non c’è nessuno: mancano quei “tutti noi”.Che poi, quel punto lì, che separa “Roma” da “e tutti”, ce lo dovrebbero spiegare. Voto del manifesto: 3,5
ENRICO MICHETTIIl candidato del centro-destra partiva avvantaggiato. Infatti Michetti la foto la doveva mettere assolutamente perché, in effetti, non lo conosce nessuno. E non è male nemmeno la head, quasi autoironica, quel “Michetti chi?” che svela quello che è un suo possibile punto di debolezza, ammesso che essere degli sconosciuti non sia, invece, un vantaggio. Peccato però che la comunicazione sbrachi in modo quasi volgare. Il candidato ha sentito il bisogno di celebrarsi: “L’Avvocato Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.” Ma peccato soprattutto per la chiusura, cioè il claim: “Sono Michetti, risolvo problemi.” Il fatto che lo dichiari lui è credibile? Che tipi di problemi risolve un avvocato cavaliere? Voto del manifesto: 4,5
VIRGINIA RAGGILa frase “Avanti con coraggio”, in combinazione con l’immagine dell’attuale sindaca, non entusiasma ma funziona abbastanza. La vera rovina di questo manifesto, però, è l’immagine. Posto che i grafici scelti dalla sindaca hanno messo sul manifesto proprio il Colosseo, invece dell’anfiteatro di El Jem o l'Arena di Verona (come già accaduto in passato), ce n’era bisogno? E poi quelle bande che vanno dal giallo all’arancione che significano? Il manifesto è senza senso. C’è solo una cosa peggiore che possono fare i candidati di una campagna elettorale che inserire la propria faccia su un manifesto: ed è quella di riempirla, oltre che della loro persona, di cose assolutamente inutili. Voto del manifesto: 4
