Flaminio | La storia

17 dicembre 1946: in via dei Podesti accade un miracolo

di Sergio Campofiorito

Negli anni successivi alla follia nazista, con la Capitale straziata dalle bombe, dalle condutture non scende l’acqua. Per poter bere, cucinare, lavare i vestiti bisogna scendere in strada e mettersi in fila alla fontanella più vicina. Ce n’é una in via dei Podesti.

È qui che il 17 dicembre 1946 viene una giovane donna di nome Maria. Stringe sul petto una bacinella di metallo, aspetta pazientemente, deve fare in fretta. Ha lasciato a casa il figlioletto, Pierfranco, che ha soltanto un anno e mezzo. Tutto da solo. Il marito, impiegato ai magazzini di stoffa Pace, non è ancora rientrato. Intorno alla fontanella c’è un gran caos. Qualcuno spintona gli altri, cerca di superare. Ma, all’improvviso, un urlo attira l’attenzione di tutti. In alto, al sesto piano del palazzo al civico 6, si distingue qualcosa: il piccolo Pierfranco si è affacciato alla finestra, si sta sporgendo pericolosamente.

Appena lo vede, Maria ha un tuffo al cuore. In un attimo rientra dal portone del palazzo, comincia a correre per le scale, invoca santa Rita, le chiede aiuto per quel figlio che rischia di morire davanti agli occhi di decine di persone. Sei piani a piedi, però, sono davvero tanti. Fuori, intanto, il panico si diffonde, tra chi grida e chi piange. In viale del Pinturicchio, un uomo esce dalla sua bottega, un negozio si frutta. Si chiama Domenico Ferri, ha 31 anni e sta per diventare un eroe.

È un genitore anche lui, padre di tre figli piccoli. Due bambine, purtroppo, le ha perse: una a un anno e mezzo, l’altra a soli sei mesi. Domenico non ci pensa due volte e attraversa la strada, posizionandosi proprio sotto al palazzo. Mentre tutti sono col fiato sospeso, il piccolo Pierfranco cade. Precipita di sotto, un volo di circa 20 metri. È tutta una questione di pochi secondi che sembrano andare al rallentatore. Da dentro il palazzo, la signora Maria sente un grido, capisce quel che è accaduto.

Fuori, Domenico tende le mani, si sposta cercando di intercettare la traiettoria della caduta. Sente un colpo forte. “Ho sentito come una mazza di ferro o di legno battere sul braccio sinistro e ho stretto forte con il destro istintivamente” — racconterà in seguito. Perfranco gli cade dritto addosso, con il suo peso. Ruzzolano a terra entrambi, stretti insieme, il piccolo non si muove. Domenico teme sia morto ma poi sente il suo pianto, la vita del piccolo è salva. Un uomo gli si fa incontro, cerca di prendere il piccolo che lui cinge come se fosse suo. Non sa che è il padre. Insieme decidono di portare il bambino da un medico che abita nei dintorni, il dottore osserva il piccolo con attenzione, non riesce a credere che sia veramente caduto dal sesto piano. Pierfranco si è soltanto fatto male all’anca.

Domenico, invece, ha riportato una lussazione alla spalla e si è fatto male alla mano. Per il suo coraggio riceve una medaglia d’argento. Un quotidiano romano lo premia con 3mila lire. A lui, però, i soldi non mancano, anzi. Mette insieme altre 2mila lire e con l’intera somma si presenta alla redazione de l’Unità. Vuole lanciare una sottoscrizione per i bambini poveri di Roma. L’appello viene accolto con grande entusiasmo, in soli cinque giorni si raggiunge la cifra di ben 238.964 lire.

Quello che è accaduto il 17 dicembre 1946 viene considerato un vero miracolo. Ancora oggi, in via Podesti 6, una targa ricorda quel giorno. È raffigurata santa Rita e recita: “Pierfranco Vitozzi, salvato da Domenico Ferri, per l’intervento di Santa Rita, cadeva dal sesto piano, ricorda a tutti i passanti cosa possa l’umana pietà quando è sostenuta dalla fede. 17.12.1946”.

“La Storia del Flaminio”

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