Parioli | La storia

16 ottobre 1943: 79 anni fa il rastrellamento degli ebrei ai Parioli

di Sergio Campofiorito

Lungo il cammino della memoria si inciampa, se non si va di fretta, si abbassa lo sguardo. Si vedono, affogati nell’asfalto, i nomi di chi è scomparso per sempre, inghiottito dal buio di un campo di concentramento.

È la triste storia degli ebrei di Roma, rastrellati il 16 ottobre 1943, epilogo di una tragedia già iniziata nel 1938, con la promulgazione delle leggi razziali. 

Una mattina buia di sabato, un giorno scelto dai tedeschi proprio perché è il giorno sacro agli ebrei, partono dal Ghetto, dal Portico d’Ottavia, e poi setacciano la città arrivando ai Parioli.

Si fermano al civico 21 di via Flaminia con in mano un documento: “Insieme con la vostra famiglia e gli altri ebrei appartenenti alla vostra casa sarete trasferiti”. In soltanto 20 minuti l’intera famiglia Levi (il padre Mario, la madre Alba Sofia e il figlio Giorgio) viene trascinata via. La mattina del 18, li caricano sul convoglio 2 che parte dalla stazione Tiburtina senza biglietto di ritorno. Dietro di loro, oggi, restano le pietre d’inciampo dell’artista tedesco Gunter Denming.

Dal civico 171, un palazzo che oggi ospita avvocati e servizi, la follia nazista deporta Lamberto Romanelli e la moglie Giulia, insieme alla piccola Carla (5 anni) e Michele (3). Mamma e bambini moriranno lo stesso giorno dell’arrivo ad Auschwitz, il 23 ottobre.

La scena si ripete al civico 215: Anita di Capua, ritenuta inabile al lavoro, viene assassinata all’arrivo nel campo di concentramento, la sorte del marito Leone è invece caduta nell’oblio.

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