Parioli | La storia

2 marzo 1944: viene ucciso il partigiano Luciano Maffucci

di Sara Fabrizi

In via Vincenzo Picardi, al civico 4, nel cortile del condominio c’è una piccola lapide intitolata alla memoria del giovane Luciano Maffucci. Non ha la grandiosità dei monumenti ufficiali, visto che è stata collocata dalla famiglia e dai compagni. Ma serve a tenere viva la memoria, nonostante il tempo: in poche parole viene riassunta la vita di un ragazzo che ha deciso di mettersi alle spalle una vita “normale” per abbracciare la lotta.

Classe 1924, studente di medicina di soli 19 anni, Luciano entra nella Resistenza subito dopo l’8 settembre. Si unisce a una banda partigiana di Corchiano, in provincia di Viterbo. Guida attività di sabotaggio contro i convogli nemici in questa zona, dimostrando (come si legge nella Gazzetta ufficiale del 1951) “audacia, spirito di sacrificio, attaccamento alla causa”.

Il 2 marzo 1944 scatta un rastrellamento nella zona di Corchiano. Insieme ai suoi compagni, Luciano viene fermato da una pattuglia tedesca. Gli chiedono di esibire i documenti per verificarne le generalità. Ma invece di identificarsi, il partigiano estrae la pistola, fa fuoco contro il nemico anche se sa perfettamente di essere in svantaggio numerico. Fa in tempo a ferire due tedeschi, poi una scarica di mitra lo lascia a terra, esamine.

La dinamica della sua morte è consegnata ai posteri da un documento, conservato all’archivio di Stato di Viterbo e citato dal giornalista Daniele Camilli: è il “Breve riassunto delle violenze commesse dai tedeschi e fascisti contro le popolazioni in territorio di questa compagnia”, redatto subito la fine dell’occupazione.

A Luciano Maffucci, nel 1950, è stata assegnata la medaglia d’argento alla memoria.

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