Da circa una settimana a Villa Ada risuona il rumore delle motoseghe. Il dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale, infatti, sta procedendo al taglio di diversi alberi all’interno del polmone verde del Trieste-Salario, mettendo in allarme i suoi frequentatori e in particolare l’Osservatorio “Sherwood”, che ha documentato con foto e video l’attività da parte degli operai del servizio giardini e ha chiesto al Campidoglio spiegazioni a riguardo.

Proprio ieri, giovedì 15 aprile, altri sei pini sono stati segnati con un nastro del Comune, dopo i quattro già abbattuti: “Pronti a seguire il martirio dei quattro precedenti sui bordi del vialetto che porta all’ex maneggio ‘Anni Verdi’. Sono tutti da abbattere perché ‘secchi e pericolanti’? – si chiedono gli attivisti – . Può anche essere, ma sarebbe doveroso comunicarlo preventivamente alla cittadinanza, esponendo con trasparenza i motivi dei tagli e rendendo pubbliche le schede tecniche del monitoraggio degli alberi. E poi non è più accettabile che a Villa Ada si continui solo ad abbattere: che fine ha fatto il piano di riforestazione finanziato grazie alla nostra proposta nel bilancio partecipativo?”

“Non sono stato informato perché le lavorazioni manutentive delle ville storiche e di pregio sono eseguite direttamente dal Dipartimento Tutela Ambiente – spiega l’assessore all’Ambiente del II Municipio, Rino Fabiano, interpellato da Roma H24 –  . Non ho nessun dubbio però che le maestranze qualificate presenti nella villa stiano procedendo nel rispetto delle regole e delle necessità. Villa Ada e tutte le ville storiche di Roma può essere recuperata solo con investimenti seri e costanti. Sarebbe necessario per spegnere polemiche e dubbi su come si sta procedendo che il dipartimento facesse uno sforzo in più nel comunicare cosa si sta facendo“.

D’altronde la sensibilità dei cittadini sul tema è molto alta. Proprio in questi giorni il dipartimento ha reso pubblici i risultati del monitoraggio scientifico commissionato a due dottori agronomi sui pini di Corso Trieste e piazze limitrofe, che hanno fatto emergere la necessità di abbatterne 9 (oltre a 4 “alberi di Giuda”).