1 Settembre 2020 - 8:40 . trieste-salario . Ambiente
Una puntura per uccidere il parassita alieno. L’esperto: “Così salviamo i pini di Roma”
“In un mese di trattamenti abbiamo eliminato la cocciniglia e salvato i pini”. Gian Pietro Cantiani, dottore forestale iscritto all’ordine degli agronomi di Roma, dona una speranza, forse di più, agli alberi simbolo della Capitale, tra cui quelli del Flaminio e dei Parioli, infestati da un insetto che li sta divorando.
Le piante, da poco più di due anni, sono preda di un minuscolo parassita, la cocciniglia tartaruga, che si propaga in fretta e che si nutre della loro linfa vitale, uccidendole. Cantiani, insieme a un team di esperti, da circa un anno sta applicando un protocollo, chiamato “metodo Corradi” dal nome dall’agronomo che l’ha ideato, che sta dando ottimi risultati. “Da circa un anno – spiega Cantiani – per conto di alcune aziende con le quali collaboro e soltanto in aree private di Roma, tra cui quelle del I e del II Municipio, svolgiamo trattamenti endoterapici. In pratica somministriamo ai pini, tramite una specie di iniezione, prodotti sia nutrienti, sia antiparassitari che, risalendo lungo il sistema linfatico, raggiungono la chioma e sconfiggono la cocciniglia”.
Non solo, la cura ha anche una sorta di “garanzia”. “I prodotti che iniettiamo – continua l’esperto – restano in circolo per circa due anni e assicurano così una protezione continuativa”. Per ora, il metodo Corradi è utilizzabile soltanto in aree private poiché, come spiega il dottor Cantiani, “per curare le piante in suolo pubblico è necessario un decreto del Ministero delle politiche agricole che indichi le linee guida. Il trattamento non è assolutamente nocivo per la salute dell’uomo, né per le altre specie animali”.
È meglio non accomodarsi sulla bella seduta circolare di piazza Pitagora che funge da cornice a un pino, pena ritrovarsi incollati come mosche al miele. La seduta è infatti completamente ricoperta di melata. I nostri pini sono in sofferenza in piazza Pitagora, al giardino Armida Barelli, via Serpieri.S otto scacco, però, sono anche gli alberi piantati nelle loro vicinanze che, anche se non sono ancora stati infettati, quasi sicuramente lo saranno presto. L’insetto, infatti, si sposta facilmente da una zona all’altra grazie ai venti. Il parassita, originario dell’America del Nord, è sbarcato circa cinque anni fa in Campania e poco più di due anni fa è arrivato a Roma.
Lungo il suo cammino ha lasciato una lunga scia di alberi morti.
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