Flaminio | La storia

11 aprile 1462, la reliquia della testa di Sant’Andrea arriva a Roma sana e salva

di Sara Fabrizi

Lungo via Flaminia, all’altezza di piazza di piazzale Cardinal Consalvi, c’è un piccolo edificio sacro che spesso passa inosservato. Alle sue spalle, si erge un’edicola che custodisce una statua. Il soggetto raffigurato porta sulle spalle una croce, con i bracci posti in diagonale. Si tratta di Sant’Andrea, apostolo e martire. Questo luogo è dedicato alla memoria di un giorno di oltre cinquecento anni fa, quando gli emissari del papa tornano nell’Urbe portando un dono estremamente prezioso.

È la sera dell’11 aprile 1462 quando una delegazione raggiunge Ponte Milvio. A guidarla è il cardinale Basilio Bessarione. Con sé ha una teca, all’interno della quale è custodita la reliquia della testa di Sant’Andrea. 

Quest’oggetto degno di grande venerazione ha compiuto un viaggio lunghissimo e pericoloso per arrivare fin qui. La sua sede originaria, infatti, è a Patrasso, in Grecia, in quello che al tempo è l’impero romano d’Oriente. Il 29 maggio del 1453, però, dopo circa due mesi di assedio, i turchi ottomani di Maometto II riescono a vincere la resistenza di Costantinopoli, la capitale del regno. Quel giorno, l’impero d’Oriente cessa di esistere. Poco dopo, anche la Morea, piccolo despotato autonomo viene attaccato. All’origine di questa improvvisa invasione, c’è il conflitto mai sanato tra i due fratelli dell’ormai defunto imperatore: Tommaso e Demetrio Paleologo. Quest’ultimo, alleatosi con gli Ottomani, li ha chiamati in suo soccorso contro quello che per lui è un rivale da eliminare. Tommaso, temendo per la propria incolumità, decide di fuggire, facendo rotta verso l’Italia. 

Prima di spiegare le vele verso il mare aperto, però, egli naviga verso Patrasso. Intende prelevare la reliquia della testa di Sant’Andrea, custodita da secoli in quella città. Non deve cadere nelle mani sacrileghe dei musulmani, che potrebbero arrecarle danno. Così, la porta via con sé. Deciderà poi di farne dono al pontefice, Pio II, anche nella speranza di convincerlo a indire una nuova crociata per recuperare Costantinopoli. Tommaso raggiunge il porto di Ancona per incontrare gli emissari del Papa. Da lì, la reliquia prende la via per Narni. All’epoca, infatti, lo Stato della Chiesa è travagliato da guerre e disordini. Non sarebbe sicuro far viaggiare le sacre spoglie in una situazione del genere. Per questo si attende fino alla primavera del 1462. Finalmente, quell’11 di aprile, l’urna che contiene i resti venerati dell’apostolo approda sulla sponda del Tevere. Trascorrerà la notte all’interno della torre di Ponte Milvio. In attesa che, il giorno dopo, proprio in questo luogo, Bessarione la consegni nelle mani del papa.

La vicenda è raccontata nel volume di Typimedia Editore “La Storia del Flaminio”.

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