23 Giugno 2020 - 10:22 . FuoriQuartiere . EXTRANEWS
Questa è la storia della stazione ferroviaria fantasma progettata lungo la ciclabile Aniene
di Antonio Tiso
C’è un rudere lungo la pista ciclabile Aniene di cui quasi nessuno conosce l’origine. È un oggetto misterioso, a pochi passi dal Belvedere Ugo Forno. Sono le rovine fantasma della «Nuova fermata Villa Savoia per alte personalità». Così veniva indicata, nei progetti dell’architetto Gino Rossi tra il 1939 e il 1941, una piccola stazione ferroviaria che avrebbe dovuto sorgere al chilometro 8.381 della linea Roma-Orte, poco distante da Ponte Salario. È quanto emerge dalle ricerche di Lorenzo Grassi, giornalista, speleologo, attivista green e appassionato di storia.
L’architetto, secondo le ricostruzioni pubblicate sul blog di Grassi, aveva già lavorato ad alcune stazioni ferroviarie in giro per l’Italia, ma quella che gli si chiedeva di realizzare nei prati a due passi dall’argine dell’Aniene era davvero speciale. Sarebbe stata infatti una stazione riservata esclusivamente alla famiglia reale – e in particolare a Vittorio Emanuele III e alla Regina Elena – che avrebbero potuto raggiungerla con assoluta comodità e discrezione direttamente dalla loro residenza privata della vicina Villa Savoia.
L’esigenza di facilitare gli spostamenti su ferro delle teste coronate si era già manifestata in passato. L’11 maggio 1916 la tredicenne Mafalda di Savoia aveva annotato nel suo diario di aver preso al Ponte Salario un treno con direzione Udine. I convoglio in quella occasione era stato fatto fermare in aperta campagna per far salire i reali.
Più di un ventennio dopo, si era pensato di ufficializzare la fermata sfruttando il rettilineo che precede il ponte in ferro che scavalca l’Aniene. Così a partire dal 1939 Gino Rossi iniziò a mettere su carta delle planimetrie, con diverse soluzioni architettoniche possibili, per la sistemazione della stazione “per alte personalità”.
I disegni, conservati negli archivi della Fondazione FS, rivelano alcune finezze di dettaglio, come l’orologio a parete con motivi dello Zodiaco o l’elegante impiego del travertino per i rivestimenti esterni, sino ai mosaici in ceramica messi a copertura del cemento armato delle pensiline. Il fabbricato della piccola stazione avrebbe poi dovuto comprendere un’accogliente e curatissima sala d’attesa, dei gabinetti con latrina e lavabo, e una stanza dedicata al personale di servizio per la scorta e la pubblica sicurezza.
Il rustico, insieme a una piccola pensilina rimase a sfidare il trascorrere del tempo, è dimenticato e semi-sconosciuto. Lo si vede solo in una rara immagine degli anni Sessanta, con una locomotiva E.636 che passa accanto. Poi quel poco che restava della “stazione del Re” fu demolito quasi completamente nei primi anni Ottanta per i lavori di ammodernamento della ferrovia.