Prati | La Storia

Prati, storia di un quartiere che guarda avanti

di Sara Fabrizi

Prati, un quartiere che contiene al suo interno più realtà diverse, accomunate da un’identità che affonda le proprie radici in un passato molto più lungo e articolato di quel che ci si aspetterebbe.

Nel 2011, in piazza Mazzini, sono stati celebrati i suoi primi 100 anni, conteggiati dal lontano 1911, l’anno in cui a Roma si tenne la celebre Esposizione Internazionale, organizzata per festeggiare il cinquantenario dell’Unità d’Italia. In quell’anno, la piazza che oggi è uno dei fulcri fondamentali del quartiere – ormai esteso fuori dai suoi tradizionali confini di rione storico – viene allestita per ospitare la mostra regionale ed etnografica. Questo è considerato l’inizio ufficiale della storia. Ma procedendo a ritroso nel tempo, si potrebbe arrivare fino all’epoca romana e incontrare Caligola e Nerone. Il primo da queste parti aveva fatto costruire un grande stadio, dove si esercitava nelle corse con il carro; il secondo, invece, aveva ereditato i possedimenti di famiglia e qui aveva la sua immensa villa. Già in quell’epoca Prati aveva un nome simile a quello odierno: erano i Prata Neronis. Un luogo divenuto tristemente famoso perché proprio nella zona, nel circo di Nerone (dove oggi si trova la Basilica di San Pietro) vennero torturati i cristiani, accusati di aver provocato il terribile incendio del luglio del 64 d.C. Ma il quartiere è testimone anche di grandi eventi dell’epoca medioevale: l’assedio e sacco di Roma del 410 d.C.; l’incoronazione di Carlo Magno, che raggiunge Roma discendendo da Monte Mario lungo la via Trionfale, di cui resta una testimonianza archeologica nella zona di piazzale Clodio;  le lotte del nobile Crescenzio Nomentano, ribelle al Papa e all’imperatore, che, nel 998, si barricò dentro Castel Sant’Angelo e ne uscì, secondo la tradizione, perché ingannato, forse da un amico. A lui è dedicata via Crescenzio, una delle strade principali di Prati. Così come una via è dedicata a Cola di Rienzo, il tribuno di Roma, figura controversa che cercò di sottrarre Roma allo strapotere dei baroni ma finì con l’essere assassinato da quello stesso popolo che aveva pensato di poter guidare. Non è un caso se, in Prati, una via porta questo nome. La vicenda di Cola ha toccato direttamente il quartiere: è da Porta Castello, oggi scomparsa, che il tribuno fece il suo ingresso trionfale in città, dopo anni di esilio, poco prima di cadere in disgrazia. Ma anche l’epoca più recente ha i suoi “eroi” e le sue epiche imprese. Basti pensare alla gara tenutasi in piazza d’Armi, l’8 marzo 1890, tra i cowboy di Buffalo Bill, al secolo colonnello William Frederick Cody, e i butteri della campagna romana guidati da Augusto Imperiali. O ai voli, sfortunati e più fortunati, dell’aviatore Leon Delagrange che scelse sempre piazza d’Armi per dare prova della sua abilità. Alla nascita della S.S. Lazio in piazza della Libertà, parlando di ambito sportivo.  Alle tante dimore di artisti disseminate per il quartiere, da piazza Adriana dove visse Filippo Tommaso Marinetti (c’è anche una targa al numero 11), a via Oslavia che accolse la casa-studio di Giacomo Balla, fino a viale Mazzini, dove visse Gino Severini, autore dei grandi mosaici che ornano il piazzale del Foro Italico. Figure più o meno note che hanno contribuito a lasciare un segno nel quartiere che ha attraversato la Seconda guerra mondiale, assistendo al rastrellamento dei carabinieri del 7 ottobre 1943, alla morte di Teresa Gullace (immortalata in “Roma città aperta” di Roberto Rossellini) e del giovane Massimo Gizzio, ma divenendo anche un rifugio sicuro per ebrei, ricercati politici e militari, che tra l’ottobre del 1943 e il giugno del 1944 trovarono riparo nella chiesa di San Gioacchino in Prati, vicino piazza dei Quiriti. Che ha conosciuto il boom economico, la nascita della Rai, la costruzione della città giudiziaria e tutta la vita che gira intorno a queste realtà. Un quartiere che riscopre sé stesso ogni giorno, guardando indietro ma anche e soprattutto avanti.

 

 

 

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